Cerca
Logo
Cerca
+

Abuso d'ufficio, la deputata di Fi Cristina Rossello ne chiede l'abolizione: "Ha fatto gravi danni"

*Cristina Rossello
  • a
  • a
  • a

Silvio Berlusconi ieri è tornato sull'importanza economica di un sistema giudiziario efficiente, soffermandosi sulla necessità di rivedere la fattispecie dell'abuso d'ufficio. Il 10 febbraio 2021 Carlo Nordio aveva scritto: «Via abuso d'ufficio e lentezze burocratiche. Così l'economia risorgerà» e spiegava che non c'è amministratore che non abbia paura di incappare, un domani, in una denuncia con il risultato della paralisi. Presto fatto. Da oltre un anno e mezzo giace la mia proposta di legge in tal senso in attesa di essere calendarizzata.

L'abrogazione proposta sbloccherebbe lo sviluppo economico del Paese tra l'altro a costo zero. Il tema strategico dell'abuso d'ufficio ingessa l'economia nazionale e, se vogliamo, la parte penale (che è nota) è meno incidente di quella patrimoniale, con la stasi alla nostra economia. Fondate e tecniche ragioni di filosofia giuridica e di teleologia normativa, oltre al buon senso e a una ragione di economia pubblica, imporrebbero di non accantonare la proposta per ulteriori due ragioni: la difficoltà applicativa della norma e la statistica insoddisfazione dei suoi esiti processuali. Nelle fasi del giudizio di merito, i capi di imputazione per questo reato sono spesso articolati in modo generico, così da garantire un ampio accertamento ricognitivo a danno dell'individuo, così lati da trovarne prescritto l'esito in Cassazione.

 

 

 

 

Le analisi interne della Procura di Roma segnalano che la maggior parte dei processi per abuso d'ufficio finisce in archiviazione. Dalla banca dati online della Corte dei Conti, nel decennio sono solo 150 le sentenze di responsabilità per il reato di abuso d'ufficio, tra l'altro associato ad altre fattispecie (truffa, falso ideologico, violenza e falsità in atti) che intervengono in suo soccorso per sorreggerne il teorema accusatorio. Il costo patrimoniale delle rilevazioni è una quantità enorme di procedimenti che iniziano a fronte di una quantità infinitesimale conclusa con condanna. Nel frattempo carriere, vite e famiglie rovinate per coloro che ne escono non colpevoli, dopo lunghissimi anni, spesso in miseria.

Il costo patrimoniale individuale si aggiunge al costo economico pubblico. Il delitto di abuso d'ufficio introdotto nel codice penale del 1930 non giunge ai nostri giorni immutato: interventi modificativi del legislatore ce lo consegnano trasformato prevalentemente da due riforme (86/90 e 234/97). Con esse arriva la demarcazione del reato rispetto all'abuso di potere sottoposto al Tar (figura sintomatica dell'annullabilità dei provvedimenti amministrativi). Si rende però anche sempre più necessario nel teorema accusatorio l'appoggio ad altre fattispecie criminose per l'indagine, che si complica a dismisura per la prova del conseguimento di un vantaggio ingiusto o il prodursi di un danno ingiusto con dolo intenzionale (non più dolo eventuale). L'accertamento inoltre si dilata a dismisura a discapito del tempo. Togliamo questo alibi e facciamo lavorare cittadini, sindaci, imprenditori e funzionari pubblici. La paura di firmare atti, aprire cantieri sistemare scuole, ospedali blocca ogni azione. E deresponsabilizza anche gli amministratori pigri che - con la scusa di non voler sbagliare - fanno arretrare il nostro Paese. Come patrimonialista sottolineo come ai fini della contestazione del reato il vantaggio, per chi lo commette, deve essere "patrimoniale" cioè qualunque vantaggio suscettibile di una valutazione economica. Il danno, inoltre, definito come ingiusto, prescinde dall'indagine se esso sia patrimoniale o non patrimoniale.

 

 

Il ventaglio accusatorio necessita di imponenti accertamenti che solo una tenace e costosa attività difensiva può tentare di arginare. Il reato pochi anni fa ha pure subìto un inasprimento delle pene col raddoppio del minimo edittale: «Da sei mesi a tre anni» sono diventati «da uno a quattro anni». Lo stesso Raffaele Cantone quando era presidente dell'Autorità Anticorruzione ne aveva riconosciuto il ruolo di tappo all'economica e l'uso deteriore che ne può derivare. C'è da chiedersi chi voglia ancora che la norma possa essere applicata in danno palese per individui e collettività. Abrogarlo non toglie nulla all'attività punitiva atteso che ci sono già altre norme che si possono applicare per sanzionare i comportamenti criminosi, magari avvalendosi dell'aggravante per gli amministratori pubblici.

Se si mettesse mano ad una riforma della fattispecie, prima che si studi la norma, si ottengano i consensi di tutte le parti politiche e si promulghi una nuova norma, passerebbero anni e si avrebbero altri costi e danni. Ecco perché è più che ragionevole abolire il reato di abuso d'ufficio. La burocrazia e la paralisi amministrativa frenano il Paese. Ma con la Magistratura che abbiamo non c'è certo il rischio che un amministratore disonesto non sia inchiodato comunque alle sue responsabilità. E i reati sono poi sempre quelli già previsti dal codice penale. E appena abrogata la norma si potrà intervenire contro l'ignavia nella pubblica amministrazione, come già nelle intenzioni del neo insediato ministro competente, Professor Renato Brunetta. 

 

 

 

 

*Avvocato deputato di Forza Italia

Dai blog