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Vaccino, Pietro Senaldi: in ritardo l'Europa in ritardo? Solo i leader sovranisti riescono a difendere i loro Paesi

Pietro Senaldi

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Va di moda essere europeisti e il virus, che gli scienziati televisivi ci insegnano essere intelligente e opportunista, si è adeguato. Infatti prospera principalmente nell'Unione Europea mentre altrove inizia a battere in ritirata. La pandemia, nel molle corpaccione di Bruxelles, che ha ben più delle tre patologie gravi solitamente necessarie al Corona per mandarti al Creatore, ha trovato il suo habitat naturale. Burocrazia, lentezza, interessi in conflitto, incompetenza e arroganza al potere, scarsa responsabilizzazione politica, confusione istituzionale, insindacabilità delle scelte, incapacità di fare fronte comune: l'emergenza sanitaria ha dimostrato che l'Europa non è una cura ma una comorbilità perché l'Unione non fa la forza bensì la debolezza.

Contro il Covid vincono il sovranismo e il motto «chi fa da sé fa per tre». Bruxelles nella lotta al virus ha sbagliato tutto quello che poteva, mal guidata da un capo, Ursula Von der Leyen, che è stata più confusionaria di Conte, più impreparata di Speranza, più inefficiente di Arcuri, più divisiva di Boccia, più presuntuosa di Casalino e più ideologica del Pd. Subalterna all'Organizzazione Mondiale della Sanità, istituzione che ha depistato gli Stati dall'inizio dell'epidemia, la Ue non è stata neppure capace di copiare i Paesi che da subito sono riusciti ad arginare il contagio, come Giappone o Australia. Ha chiuso tardi e senza la severità delle nazioni che sono riuscite a contenere la diffusione del virus e ha fallito sui tracciamenti e i tamponi. Quando poi ha riaperto, lo ha fatto senza regole né precauzioni e non si è più preoccupata di tenere sotto controllo i positivi, preparando la strada per nuove chiusure.

Drammatica è stata anche la gestione del capitolo vaccini. Se in Europa scarseggiano le dosi, mentre grazie alla Brexit l'Inghilterra ha immunizzato circa il 25% della popolazione, è a causa di tre gravissimi errori. Prima l'Agenzia del Farmaco ha tardato nel concedere il via libera ai nuovi ritrovati, poi la Von der Leyen si è presentata buon ultima presso le case farmaceutiche produttrici per firmare i contratti d'acquisto e infine, quando lo ha fatto, non si è preoccupata di chiedere garanzie sufficienti sulle consegne.

 

 

 

La classe dirigente europea è stata incapace di studiare una strategia comune di contenimento del virus; anzi, non ha avuto neppure la velleità di provarci. Quando è stato il momento di finanziare le case farmaceutiche per la ricerca del vaccino, ha operato una selezione politica tesa a favorire gli interessi di Francia e Germania, anziché una scelta improntata a criteri di efficienza. Non si è preoccupata di pianificare una produzione alternativa comune delle dosi e ha comprato male, mercanteggiando sul prezzo e lasciando così strada aperta a nazioni più avvedute, che hanno ritenuto l'acquisto un investimento e non una spesa. Infine, dopo aver lasciato gli Stati membri scoperti, li ha pure diffidati dall'approvvigionarsi autonomamente, salvo consentire alla sola Germania di farlo.

Il Covid ha dimostrato che l'Unione Europea di fatto ancora non esiste. È una Babele di popoli allo sbando, ammazzati dalla prosopopea dei loro leader, dove chi è piccolo e rapido ha più probabilità di salvarsi. La Danimarca e l'Ungheria sono le oasi felici, la prima perché ha acquistato più dosi di quante gli erano state assegnate dalla Ue, la seconda perché si è gettata sul vaccino russo Sputnik. Germania, Francia, Italia e Spagna invece sono i lazzaretti, oltre al Belgio, che non a caso è la sede della Ue.

 

 

Tutti gli esempi virtuosi della lotta al virus sono nel segno del sovranismo. Meglio di noi sta non solo la Gran Bretagna, ma anche Israele, che ha vaccinato il 90% dei cittadini, o San Marino, che dopo aver stracciato il contratto con l'Italia si è rivolta a Mosca, o addirittura la Serbia, che ha immunizzato il 15% della popolazione. L'Europa è così vecchia e inadeguata che perfino Draghi, nel suo primo vertice da leader Ue e non da banchiere, è apparso non come il deus ex machina in grado di risolvere tutti i problemi ma come un cane che abbaia alla Luna. Il premier ha detto che dobbiamo essere inflessibili con le aziende in ritardo nel consegnare i vaccini e accelerare la profilassi. D'accordissimo signor presidente, ma come si fa?

 

 

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