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Recovery Plan, la minaccia dell'Europa: "Pronti a denunciare l'Italia se spreca i soldi"

Sandro Iacometti
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Il Recovery plan è pronto, vidimato dal Consiglio dei ministri e oggi sarà inviato a Bruxelles, nel pieno rispetto delle scadenze fissate. È un evento che solo pochi mesi, quando Giuseppe Conte continuava ad andare in giro con bozze raffazonate, sembrava un miracolo. Eppure, c'è poco da festeggiare. Certo, se la Commissione Ue si sbriga a fare le sue valutazioni (ha due mesi di tempo) potremmo riuscire a beccare qualche soldo prima dell'estate, ad aprire qualche cantiere, a mettere in moto la macchina della ripartenza. Bello. In attesa di verificare sul campo quello che Mario Draghi riuscirà a fare, però, una certezza già c'è. Da oggi ci infiliamo in un programma di vigilanza speciale che fa impallidire non solo quello ordinario del patto di stabilità, ma anche quello straordinario imposto dalla troika.

 

 

GLI AVVERTIMENTI
Altro che tregua pandemica, sforzo comune, collaborazione. Sentite cosa ha detto il "mite" Valdis Dombrovskis, che non vede l'ora di tornare a fare lo sceriffo dopo i lunghi mesi di sospensione dell'ostilità, al Financial Times. Questo il succo delle sue dichiarazioni: controlli rigorosi contro lo spreco dei fondi del Recovery fund, rapide sospensioni degli esborsi agli Stati se non operano le riforme a cui si sono obbligati o se non usano i suddetti fondi sugli investimenti concordati. E nel peggiore dei casi: denunce alla Procura europea. Avete capito bene. Se i soldi non vengono usati nel modo giusto non solo vengono immediatamente bloccati, ma scatta pure la denuncia. «Abbiamo creato un sistema», spiega il politico lettone, «che garantirà un uso appropriato di questi fondi». Nel mirino di Dombrovskis sembra esserci principalmente l'Ungheria, per le questioni legate al rispetto dello Stato di diritto, tema che ha bloccato per mesi l'approvazione del piano Next Generation Eu da 750 miliardi. Ma la rigidità sarà applicata nei confronti di tutti gli Stati membri.

 

 

«Se le riforme finiscono in stallo, se alcuni progetti di investimento, per qualunque ragione, non vanno avanti», avverte il vicepresidente della Commissione Ue, «allora parte dei fondi non arrivano. Gli esborsi sono direttamente collegati ai progressi». E già questo per noi potrebbe essere un grosso problema. Considerato, come ha spiegato ieri Carlo Cottarelli, che abbiamo puntato tutti i progetti sulle riforme preliminari della pubblica amministrazione e della giustizia che non si fanno certo in sei mesi. Ma il punto è un altro. Non si tratta solo di far avanzare la realizzazione dei progetti, ma di fare esattamente quello che dice la Ue. «Inizialmente, abbiamo constatato che nelle bozze di molti Paesi non c'era attenzione sufficiente alle raccomandazioni specifiche per Paese», dice Dombrovskis. Insomma, molti non avevano obbedito alle indicazioni di Bruxelles. E tra questi, se vi ricordate, c'eravamo anche noi, considerate le critiche che il piano aveva subito lo scorso autunno.

 

 

CAMBIO DI ROTTA
Resta da capire se l'ex capo della Bce in questi pochi mesi di lavoro sia riuscito a correggere la rotta. Lo sapremo tra non molto. La presidenza portoghese del Consiglio Ue «pianificherà» l'approvazione dei primi piani di Recovery «durante la riunione dell'Ecofin del 18 giugno». Lo ha annunciato Antonio Costa, primo ministro del Portogallo nonché presidente di turno del Consiglio Ue fino a fine giugno. «Siamo pronti anche a convocare un Ecofin straordinario nell'ultima settimana di giugno per approvare una seconda serie di piani», ha aggiunto il premier. «Non possiamo perdere altro tempo, dobbiamo avviare la ripresa», ha sottolineato, congratulandosi con Francia, Germania e Grecia per aver già presentato i progetti.

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