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DiMartedì, Alessandro Sallusti richiama all'ordine Salvini e Meloni: "Centrosinistra avvantaggiato perché non ha due leader"

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Centrosinistra in vantaggio. Ospite a DiMartedì su La7 il direttore Alessandro Sallusti suona la sveglia a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, a un passo dal più irreversibile degli errori. Nel salotto di Giovanni Floris, Sallusti ricorda come "oggi il centro-sinistra può avere il vantaggio sul leader perché il centro-destra ne ha due e due leader non possono coesistere: Salvini e Meloni riescono a riconoscere la leadership l'uno dell'altro?", è la domanda che si pone.

 

 

Non a caso proprio in questi giorni è andato in scena il braccio di ferro in Europa: da una parte la proposta del leader della Lega, dall'altra i dubbi della numero uno di Fratelli d'Italia. L'argomento è ormai ben noto: l'unione delle tre famiglie di centrodestra - Id, Ecr e Ppe - e formare un unico gruppo per riscrivere le gerarchie del potere europeo e contare di più a Bruxelles. Una sorta, dunque, di federazione e di un unico gruppo parlamentare composto dai 73 deputati di Id, dai 61 di Ecr e dai 178 del Ppe, con gli italiani che sommati insieme avrebbero 44 rappresentanti eletti. A questi si potrebbero aggiungere poi i 12 deputati di Orban che ancora non hanno trovato "casa". Un'idea lanciata da Salvini che però ha incontrato la massima cautela da parte dell'alleata.

 

 

A esporre i suoi tentennamenti era stato Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo e responsabile esteri. "Da presidente dei Conservatori europei Giorgia Meloni è impegnata ogni giorno per allargare la famiglia di Ecr a chi condivide i nostri valori. A cominciare da chi tra i popolari è stufo della subalternità del Ppe alle sinistre e da chi, alla destra di Ecr, vuole superare un certo velleitarismo anti-europeo per costruire destre di governo alleabili con il centro, in una prospettiva bipolare come quella che abbiamo in Italia". E sarebbero proprio questi scontri sulla leadership del centrodestra, è il ragionamento del direttore di Libero, ad avvantaggiare Pd e compagni.

 

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