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Non è l'arena, Alessandro Sallusti e "l'anomalia Ciro Grillo": "Se al suo posto ci fosse stato il figlio di Berlusconi o della Meloni..."

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Sul caso di Ciro Grillo "c'è un'anomalia grande come una casa". Alessandro Sallusti, in collegamento con Massimo GIletti a Non è l'arena su La7 punta il dito sulle implicazioni politiche dell'inchiesta per stupro che vede accusati il figlio di Beppe Grillo e tre suoi amici a Tempio Pausania, in Sardegna.

 

 

 

 


"Il dottore Palamara mi ha raccontato che quando ci sono di mezzo dei politici, le inchieste possono essere accelerate, ritardate, imboscate, depistate in base alla convenienza che il sistema ha rispetto a quel politico. In questa vicenda c'è di mezzo il capo del partito che all'epoca dei fatti era l'azionista di maggioranza di governo e che esprimeva il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede". 

 

 

 

 

"Non credo sia stata una coincidenza - suggerisce il direttore di Libero - che finché il M5s era l'azionista di maggioranza e Bonafede ministro questa inchiesta sia rimasta nel cassetto della Procura sostanzialmente insabbiata. I verbali che oggi leggiamo sui giornali non sono di oggi, ma di anni fa. Io stesso - aggiunge Sallusti - ho mandato per due volte un mio bravissimo cronista, Luca Fazzo (del Giornale, ndr) alla Procura di Tempio Pausania e per due volte è tornato con le pive nel sacco dicendo da lì non esce nulla. Figuratevi se al posto del figlio di Beppe Grillo con Bonafede ministro ci fosse stato il figlio di Silvio Berlusconi o il figlio di Giorgia Meloni: dopo 2 minuti quei verbali sarebbero stati su tutti i giornali. Il sistema non è solo quello della giustizia, ma anche del giornalismo".

 

 

 

 

 

 

Di fronte alle rimostranze di Luca Telese, Sallusti risponde con un esempio noto a tutti: "I verbali del caso Ruby uscivano in tempo reale. Finito l'interrogatorio un''ora dopo erano su tutti i giornali. I verbali del caso Grillo sono usciti dolo quando il Moivmento 5 Stelle non era più azionista di maggioranza del governo". 

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