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Vittorio Feltri sull'evasione fiscale: esiste solo perché si evita di combatterla

Vittorio Feltri
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È allo studio un sistema digitale per individuare i probabili evasori fiscali. Insomma, si chiede aiuto alla intelligenza artificiale per identificare chi non paga le tasse o ne paga meno del dovuto. Non so come funzionerà questo dispositivo né se sarà in grado di scovare i furbetti. Posso soltanto dire che tale intelligenza artificiale sarebbe superflua qualora lo Stato e i suoi uomini usassero quella naturale, che forse non hanno. Capire chi oggi sgarra non è difficile. 

 

Basterebbe fare un salto al Pra, dove si registrano le automobili, vedere chi ha acquistato le più lussuose e care, quelle il cui prezzo supera 50 mila euro, poi controllare la denuncia dei redditi dei proprietari e, se il totale dichiarato non è compatibile con quanto sborsato per comprare la supercar, evidentemente siamo di fronte a un fenomeno di aggiramento delle imposte. Lo stesso criterio andrebbe adottato per coloro che si rendono titolari di uno o più immobili. Se un cittadino si assicura una casa del valore di 600 mila euro, o meno, significa che guadagna bene e può anche sostenere le rate di un ricco mutuo. 

Pure in questo caso si tratta di verificare la sua denuncia dei redditi, se l'importo del dichiarato è inferiore all'impegno che egli ha assunto per garantirsi l'alloggio, evidentemente è un evasore da controllare dalla testa ai piedi. Per compiere queste operazioni semplici è sufficiente un impiegato. Perché si trascura di farle? È incomprensibile la faciloneria che caratterizza l'attività della Agenzia delle entrate e enti similari. Con un po' di buona volontà la massa degli evasori sarebbe agevole smascherarla. Nessuno ci pensa e ciò è incredibile. Da anni si afferma di voler recuperare quattrini da chi se ne infischia di versare le imposte, ma non avviene nulla di concreto in questo senso. Parecchi lustri orsono i redditi dovevano essere denunciati sulla Vanoni, antesignana dei nuovi moduli, che non era segreta. Anzi veniva pubblicata dai giornali in una sorta di classifica. 

 

Ciò consentiva a chiunque di sapere quanto il vicino di casa incassasse in dodici mesi. C'era quindi un rigoroso controllo sociale. Se il ragionier Rossi dichiarava 20 milioni e conduceva una vita lussuosa, scattava l'esigenza di fargli le pulci. Poi abbiamo scoperto la privacy e si è posto il divieto di rendere note le cifre del nostro lavoro e della nostra ricchezza. Cosicché l'evasione ora galoppa e si affida ai computer l'onore di scovare gli astuti. Campa cavallo.

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