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Pietro Senaldi contro Roberto Speranza: "Camilla Canepa? Ammazzata dalla sua gestione delirante"

Roberto Speranza

Pietro Senaldi
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Camilla non è stata uccisa dal Covid, che sui diciottenni sani non è letale, e in fondo neppure dal vaccino, benché il suo decesso sia dovuto a un'iniezione di Astrazeneca. La giovane di Sestri Levante è stata ammazzata dalla gestione delirante che il governo, e in particolare il ministro della Salute Speranza e il Comitato Tecnico Scientifico, ha avuto della comunicazione in merito agli effetti del siero anglo-svedese. È opportuno ricordare che Libero è da sempre a favore della profilassi di massa. La riteniamo un dovere civico. Fatichiamo a comprendere chi, dopo aver maledetto la sorte chiuso in casa per un anno e mezzo, essersi terrorizzato, aver visto i camion con le bare e le aziende chiudere, ora, che stiamo faticosamente mettendo la testa fuori dal tunnel, si ritrae davanti all'iniezione, aspettando di beneficiare di un'immunità di gregge in arrivo solo dalla generosità e dal coraggio del prossimo.

 

 

E però bisogna anche dire che, a fronte delle informazioni, contraddittorie, sempre vaghe e mai scientifiche che Speranza e i suoi esperti danno sulla profilassi, oggi vaccinarsi può essere considerato un gesto eroico. Sono tempi in cui si spreca la parola eroe per descrivere chi lascia il posto a un anziano sull'autobus o chiama il pronto soccorso se assiste a un incidente. Se proprio bisogna esagerare, ci pare più giusto dire che per noi è un gesto di eroismo civico offrire il braccio al vaccino, per proteggere se stessi ma anche gli altri, perché il governo ha fatto di tutto per spaventare i cittadini in merito alla profilassi.

Il caso Astrazeneca fa scuola. Prima ci hanno detto che non poteva essere somministrato sopra i 55 anni, e così abbiamo ritardato a immunizzare gli anziani, categoria a rischio a cui il vaccino di Oxford non fa male. Poi ci hanno spiegato che si erano sbagliati e che sotto i quaranta era sconsigliata l'iniezione, però hanno consentito alle Regioni di continuare a farla. Quindi c'è stata la discriminazione di genere: Astrazeneca è pericolosa, ma solo in casi rarissimi e per le donne, comunque meno di quanto lo sia la pillola anticoncezionale. E nel mentre che lo sconsigliava, il governo ha lasciato che le Regioni organizzassero delle giornate aperte, addirittura delle nottate della profilassi, con i ragazzi liberi di farsi inoculare senza prenotazione e senza che nessuno gli chiedesse alcunché.

 

 

Camilla è vittima di questa superficialità istituzionale, sulla quale soffia forte il sospetto che le saghe della somministrazione libera siano organizzate per far fuori le scorte di Astrazeneca prima che scadano, alla spera in Dio, senza guardare in faccia ai ragazzi a cui si buca il braccio, e ovviamente senza curarsi della loro cartella clinica. Ancora ieri, a cadavere caldo, Speranza spiegava alla nazione che tutti i vaccini sono sicuri. Lo sciagurato parlatore, incapace di rendersi conto che le parole rassicuranti per descrivere una tragedia hanno il solo effetto di seminare il panico. È atteso, come un vaticinio, il parere del Comitato Scientifico su Astrazeneca. Qualunque sia, è destinato a contraddirne almeno tre precedenti.

Per fortuna gli italiani, per la maggioranza, sembrano più saggi del ministro della Salute e dei suoi cervelloni. Hanno capito che i vaccini salvano le vite e che, in rarissimi casi, su donne fertili che, magari senza saperlo, hanno fatto il Covid o assumono anticoncezionali, Astrazeneca può fare male. Non si può pretendere però che Camilla e i suoi coetanei, ai quali le istituzioni organizzano feste per offrire i vaccini come mele proibite, e per taluni avvelenate, arrivino da soli a queste conclusioni. Le autorità regolatorie dei farmaci e il governo non devono raccomandare alle Regioni e alla popolazione di non assumere un farmaco di cui consentono la diffusione.

 

 

Sconsigliare non può consentire allo Stato di lavarsi la coscienza della sorte dei cittadini, come fa con le scritte e le foto terrorizzanti sui pacchetti di sigarette. Ci vogliono linee guida e divieti, e guai se stavolta il ministero prova a rimpallare le proprie responsabilità sulle Regioni, come faceva ai tempi in cui andavano di moda i giallorossi. Lo Stato deve avere il coraggio di vietare Astrazeneca a certe fasce d'età e di finire di farsi pubblicità con le giornate del vaccino libero. Non può sempre pretendere che siano solo i cittadini -sudditi ad avere coraggio.

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