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Cinghiali a Roma, Pietro Senaldi: "La rissa tra la Raggi e il Pd? Un assist a Michetti e centrodestra"

Pietro Senaldi
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Metti il cinghiale nell'urna e forse ti trovi Michetti sindaco. È notorio che il Pd faccia affidamento sui voti dei grillini al ballottaggio per mandare Gualtieri in Campidoglio. La speranza è far rivivere in salsa capitolina il defunto patto di governo giallorosso, ma più passano i giorni, più l'operazione si complica. Il suino infatti ci ha messola zampa. Da giorni circola il video di una spensierata famiglia di cinghiali, mamma, papà, amante-zio e figlioletti, che va a passeggio tra la Trionfale e la Cassia. Sono solo una minoranza degli animali che scorrazzano in città ma tutti i candidati anti-Raggi ci stanno facendo la campagna elettorale sopra, per dimostrare che la sindaca ha trasformato il suo regno in uno zoo. La sindaca non ci sta e, con la scusa che la tutela della fauna dipende dalla Regione, incrimina Zingaretti e annuncia querele; un po' come se la Lamorgese incolpasse il leader libico per gli immigrati clandestini che pullulano nel Belpaese e che lei non riesce a intercettare. Virginia ha dalla sua la giustificazione che può contare solo su dodici vigili adibiti alla caccia al cinghiale ma questa, in un Comune con 24mila dipendenti pubblici, è un'aggravante più che una scusa. Il punto però è un altro. Lo sport nazionale della sinistra, e del Pd in particolare, è dire che il centrodestra è diviso e la Lega sta per spaccarsi. L'analisi arriva da un partito i cui parlamentari eletti solo tre anni fa militano attualmente in tre diverse formazioni, o forse quattro, se si considera anche Leu, oltre al Gruppo Misto. Questo stesso partito conta per governare l'urbe che chi oggi querela il suo ex segretario, Zingaretti, tra tre settimane voti in blocco il suo ex ministro, Gualtieri. È vero che la politica è imprevedibile e che la speranza è l'ultima a morire, però ci vuole tutta l'arroganza di cui è capace la sinistra nostrana per essere sicuri che l'elettorato della Raggi passi sopra cinque anni di insulti, sfottò e aggressioni nei confronti della sindaca. È altrettanto vero che l'elettorato è mutevole, però, considerando che la Raggi in questi cinque anni non ha aumentato il proprio consenso, è scontato che chi la voterà al primo turno saranno solo grillini duri e puri; i quali, al ballottaggio, dovrebbero secondo i sogni progressisti sostenere la quintessenza della casta e della burocrazia contro cui il Movimento si è sempre battuto, preferendo l'opzione Gualtieri rispetto alla possibilità di restarsene sotto le coperte, andare al mare, o perfino votare Michetti, candidati di piazza e di popolo anziché di segreterie e corridoi.

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