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Ucraina, sfilare contro la Nato? No, dobbiamo schierarci per abbattere Vladimir Putin

Vladimir Putin

Giuseppe Valditare
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Ormai è chiaro che l'obiettivo di Putin non è, come da più parti si è creduto, un'Ucraina neutrale, non schierata né con Mosca né con la Nato. Le sue dichiarazioni, sempre più esplicite, puntano a una Ucraina che ritorni fra le braccia di santa madre Russia. Le modalità con cui viene dichiarato questo amore non corrisposto assomigliano a quelle di un amante che, non potendo avere la donna desiderata, la prende con la violenza. Anche la reazione sempre più distruttiva corrisponde all'irritazione dell'amante respinto. I russi colpiscono alcuni simboli: le bombe sulle scuole, l'attacco alla centrale nucleare, la devastazione di palazzi storici, persino cinque missili per radere al suolo lo zoo di Kiev. C'è una rabbia violenta che lascia presagire una futura sottomissione "ad ogni costo". 

 

Se Putin non tornerà sui suoi passi, spinto dai costi troppi alti di un'impresa sottovalutata nelle conseguenze, è evidente che darà per scontata un'occupazione che vedrà da una parte lo sviluppo di una guerra partigiana e dall'altra una repressione sempre più feroce. Come fai a riabbracciare una nazione a cui hai ucciso i figli? Ciò genererà un'instabilità permanente a poche centinaia di km dalle capitali centro europee con il rischio continuo di improvvise escalation della aggressività. Molti in Occidente hanno sperato in una reazione del popolo russo. Dalle notizie che arrivano, a parte alcune élites illuminate, e alcuni oligarchi che temono per le loro fortune, gran parte della popolazione non sembra volersi ribellare al suo nuovo zar. Del resto il consenso massimo per Mussolini si realizzò il 10 giugno 1940. Un uomo così spregiudicato da mettere nel conto di poter radere al suolo le città di una nazione che vuole di fatto annettere non si ferma davanti a nulla. Temo dunque che ormai un onorevole compromesso sia difficile da raggiungere. Se Putin non dimostrerà di voler recuperare nei prossimi giorni moderazione e ragionevolezza, è evidente che la strategia occidentale deve puntare su un cambio di regime, come, con cinico realismo, ha da subito auspicato il governo inglese.

 

Non essendo possibile una risposta militare, rimane l'annientamento economico della Russia, che peraltro più passa il tempo e più rischia di diventare complicato, avendo dimostrato il regime moscovita di poter contare su riferimenti alternativi molto solidi, come potenziali finanziatori e partner commerciali. È dunque probabile che solo nuove misure commerciali drastiche ma tempestive abbiano qualche efficacia. Non a caso Putin ha dimostrato di temerle minacciando l'inasprimento dello scontro di fronte alla prospettiva di ulteriori sanzioni. La sola Europa paga a Mosca un miliardo di euro al giorno fra proventi del gas (660 milioni) e del petrolio (350 milioni). Praticamente la Russia paga gli stipendi e produce le armi con soldi europei. Dobbiamo però essere consapevoli che nuove misure avranno anche per noi un costo sociale non indifferente. E noi quanto siamo disposti a pagare il costo della nostra libertà?

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