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Benzina, siamo tornati all'austerity del 1973: italiani costretti a espatriare per fare il pieno

Giancarlo Mazzuca
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Amarcord austerity. Di questo passo i turisti che, carovita permettendo, potranno affollare le coste romagnole nella prossima estate, avranno un impegno in più - tra spiaggia, cene a base di cappelletti e balere- da dover assolvere: andare nella vicina San Marino a fare il pieno di benzina. A parte le bellezze paesaggistiche del Titano c'è, infatti, un aspetto utilitaristico da non sottovalutare: lassù la benzina costa meno che in Italia perché, da quelle parti, non ci sono tutte quelle accise che ci stanno soffocando. Ma già adesso, come succede del resto anche ai confini della Svizzera e della Slovenia, la capatina nella piccola Repubblica è tornata prepotentemente di moda perché la "Super" sammarinese è ancora sotto i 2 euro al litro a dispetto di Putin: per risparmiare qualcosina sul prezzo del carburante la trasferta degli automobilisti di casa nostra è quindi tornata d'obbligo come già succedeva, in particolare, nel 1973, ai tempi dell'austerity, delle domeniche a piedi e delle targhe alterne.

 

 

Passano, dunque, gli anni e nulla cambia: se tutto il mondo occidentale sta sostenendo con grandissima difficoltà le conseguenze della guerra anche sul fronte energetico, nel Belpaese siamo davvero alla canna del gas. E per un motivo semplice: in cinquant' anni non abbiamo fatto nulla (o quasi) per attenuare la nostra dipendenza dall'estero. Anzi, con spirito un po' masochistico, abbiamo appesantito la situazione. È il caso del gas: considerando che, prima dell'ultimo giro di vite, importavamo dalla Russia quasi il 50% del nostro fabbisogno, le sanzioni a Mosca sono, in realtà, delle vere e proprie stangate boomerang. È il caso anche della super: stiamo affrontando auto-sanzioni in tutti i sensi perché noi importiamo la benzina e, per di più, ci aggiungiamo le nostre tasse.

 

 

Adesso, come del resto succedeva già cinquant' anni fa, gli automobilisti made in Italy sono anche tartassati dalle imposte che gravano sui rifornimenti. Infatti, nella classifica non certo invidiabile delle accise più alte, siamo al secondo posto in Europa dopo l'Olanda: se da noi toccano 0,73 euro per ogni litro, in Francia sono a 0,68 e in Germania a 0,65. Aggiungendo poi l'Iva, la metà del prezzo finale di vendita della nostra super se ne va in imposte. Per non parlare del carburante diesel perché, con 0,62 euro di accise per ogni litro, siamo sul palco più alto nel Vecchio Continente davanti a Belgio, Francia, Finlandia e Olanda. Morale della favola, per tanti anni, troppi, i nostri governi hanno continuato a vivere di rendita anche sulle spalle di milioni di automobilisti: tanto paga Pantalone. Ma oggi- tra bollette salatissime e benzina alle stelle - Pantalone non c'è davvero più. Paradossalmente, ci voleva proprio Putin per scoprire che così non possiamo più andare avanti. Tocca dunque a Draghi rimediare: Super Mario pensaci tu. Ancora una volta. 

 

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