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Papa Francesco e Fatima: "Capaci di ogni violenza", la frase sfuggita a molti

Renato Farina
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Papa Francesco è arrivato nella basilica di San Pietro con un volto di pietra, un urlo muto. In quei venti secondi, accompagnato dal cerimoniere, zoppicando, ingobbito, vecchissimo, era evidente che stava portando sulle spalle avvolte del viola della casula il peso di un mondo cattivo, travolto dal male. Aveva un passo faticosamente frettoloso. Voleva rovesciare presto il secchio traboccante del suo dolore, in nome degli inermi, ai piedi della Madonna. Erano le ore 17. Ai più anziani è parso di rivedere Paolo VI, nel maggio del 1978 ai funerali di Aldo Moro, quando rivolgendosi a Dio alzò la voce: «Tu non hai esaudito la nostra supplica». Idem. Francesco, che in questo mese di guerra non ha fatto altro che pregare, agire, telefonare, e ancora pregare per la pace in Ucraina, perché si fermasse la «follia», con la sua faccia scolpita nel marmo dell'angoscia, pareva rimproverare Dio di non aver voluto ascoltare la sua invocazione. Perché non ha toccato nell'intimo chi aveva scatenato il conflitto e perché non ha smosso la volontà di conciliazione dei potenti?

 

 

 

«PER FAVORE»
Un'ora e quarantacinque minuti dopo, Francesco pareva come sollevato, qualcosa accadrà nei cuori, stava pensando certamente. Quasi avesse ricevuto una invisibile carezza di rassicurazione da quella donna che, abbandonando una sola volta il testo ufficiale della consacrazione, ha chiamato «Maria» e ha cui ha chiesto la pace «per favore». Ha detto proprio «per favore», non c'era nella preghiera ufficiale. Ma parlava alla mamma, è stato proprio uguale Bergoglio a quel popolo minuto che si affolla nei santuari sventolando il fazzoletto bianco quando passa traballando l'effigie della Vergine, dove non c'è massa indistinta, ma ciascuno chiede e si sente ascoltato personalmente: il cattolicesimo è questa roba qui, così facile da rendere ridicola, ma da quale altra parte c'è una ragionevole speranza? Chi è stato davanti al video, credente o no, è difficile non sia stato coinvolto da quel desiderio di rivolgersi a Qualcuno che forse ha in mano il destino del mondo. Mi sbaglio? Il fatto è che il Papa, rinsaldato da qualche risposta misteriosa, ha sfregato con la mano, come fanno i nonni, la testa dei due bambini ucraini che lo hanno raggiunto vicino alla statua, copia di quella venerata a Fatima (francamente quanto di più lontano ci sia dall'arte di Raffaello). Davanti a quella povera figura, portata lì da una chiesa appena fuori Roma, aveva appena pronunciato la grande preghiera, la più importante del suo pontificato. Per la prima e unica volta le sue labbra si sono piegate in un lieve sorriso, ma gli occhi del Papa erano ancora bagnati. Aveva appena parlato per dodici minuti alla «Madre di Dio... consacrando al suo Cuore Immacolato... l'umanità intera e in particolare la Russia e l'Ucraina».

 

 

Ci saranno frutti di bene? Le notizie non incoraggiano. Proprio in quei minuti compare sui cellulari la notizia che gli alleati «prendono sul serio la minaccia dell'uso di armi nucleari tattiche da parte russa» (Le Figaro). Fallimento? Goffa presa in giro del popolino ignorante? Il Papa non è un mago, la Madonna non è una strega che fa sortilegi e regala pozioni che generano armonia universale automaticamente. C'è di mezzo la libertà degli uomini. Dio si muove, si tratta di aprire il cuore. Francesco lo ha detto e ridetto. Occorre la libertà degli uomini che dicano "sì" come fece quella ragazza di Nazareth, e accettino le parole dell'Angelo Gabriele: «Non temere, nulla è impossibile a Dio».

 

 

L'OMELIA
«Noi siamo impotenti», e parlava di se stesso. Perciò chiediamo aiuto dall'Alto. Per tutto il tempo della sua omelia, che ha preceduto la consacrazione recitata in contemporanea con tutti i vescovi del mondo, ha parlato del perdono e della gioia perché Cristo ci viene incontro con la confessione, «Dio è più grande del più grande peccato». Il coro della cappella Sistina cantava trionfale: «Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio... il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza... Con le trombe, al suono del corno acclamate davanti al Re, il Signore».

IL SALTO
Non ha smesso un secondo, il Pontefice, di insistere «sulla bontà e la dolcezza dell'amore di Dio nostro Padre», chiedendo all'umanità di lasciarsi coinvolgere dall'«abbraccio misericordioso del Padre e da quello materno dello Spirito Santo». Poi il salto. Il salto tremendo nel presente. Mai come ora le genti hanno bisogno di un soccorso che noi non possiamo darci da soli. E ha presentato a Dio quella «guerra crudele e insensata che minaccia il mondo. Come bambini spaventati ci buttiamo tra le braccia della mamma. Sia lei a proteggerci. Non diamo la colpa a Dio che permette il male». «Dio ha progetti di pace e non di sventura». Francesco si commuove parlando di Maria che «in fretta» va dalla cugina portando in seno Colui che è «via della pace». La pace... l'armonia... e l'invito a chiedere a Dio che «cessi la guerra». Non cessa, non cesserà mai, forse questa in Ucraina rallenterà, ma questo virus non si sradicherà prima della fine dei tempi. Il Papa lo sa. Conosce troppo bene gli uomini, e soprattutto il malvagio cuore dei potenti. Solo l'ultimo giorno - crede il Papa - saremo nel luogo dell'amicizia e della pace. Eppure prega. E tanti con lui hanno pregato per la pace, consacrando la Russia e l'Ucraina e insieme ciascuno tutto di se stesso a quel Cuore di Madre trafitto da cento spade e ancora sanguinante e purissimo. Niente è impossibile a Dio; ma occorre un sì! Un Fiat! A questa nostra stirpe umana mai Iddio, e neppure Sua Madre, toglierà la libertà di essere cattivi. Dio è fatto così. È la sua natura. Ci lascia liberi. Si fa mendicante del nostro cuore, e si lascia inchiodare, offrendo al centurione che gli ha appena squarciato il fianco l'occasione per riconoscere che in quel corpo martoriato c'è «veramente il Figlio di Dio».

IL MIRACOLO
La preghiera di consacrazione è stata un capolavoro poetico. Ne offro pochi stralci. Quello del miracolo del vino a Cana è struggente: «O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest' ora di tribolazione, ricorriamo a te... Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto. Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l'ora dell'intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: "Non hanno vino" (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l'umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno... Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore Immacolato noi stessi, la Chiesa e l'umanità intera, in modo speciale la Russia e l'Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa' che cessi la guerra... il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Amen».

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