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Vittorio Feltri, "perché solo chi è dotato di pisello?", lo schiaffo a Zelensky e femministe

Vittorio Feltri
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La disgustosa guerra divampante in Ucraina, tra le tante cose orrende che ci ha insegnato, ne offre una invece abbastanza curiosa che corregge una convinzione diffusa, ma errata. Mi riferisco alla parità di genere. Io stesso ero arciconvinto che le donne ormai non avessero nulla da invidiare agli uomini: in effetti esse nelle professioni, incluse le più impegnative, eccellono. Penso in particolare al ramo medico e a quello giuridico, nei quali sono addirittura più numerose rispetto ai maschi, il che è normale visto che il numero delle studentesse universitarie supera quello degli studenti. Tra l'altro infuriano polemiche quotidiane promosse dalle femministe più scatenate molte delle quali si battono affinché perfino il linguaggio si adegui ai tempi (non deve distinguere più tra ragazzi e ragazze) e sostengono anche giustamente che esistono le persone ma il loro sesso va dimenticato. A me personalmente non va a genio discutere di queste tematiche un po' bizzarre, mi limito a correggere chi dice che le signore guadagnino meno dei loro compagni. Non è vero. Infatti i contratti di lavoro sono collettivi: gli stipendi sono uguali per tutti, la paga di un giudice o di un insegnante è la stessa per lui come per lei.

 

 

 

 

Su Libero e altrove ho scritto spesso che pure nei giornali le redattrici sono spesso più abili e complete dei redattori. Pertanto non posso essere accusato di misoginia. Ciò detto, mi sono tardivamente accorto che in guerra ci vanno obbligatoriamente i maschi dai 18 ai 60 anni, succede in Ucraina e in Russia, ed è sempre successo nel mondo intero: le regole non sono ancora cambiate. Se c'è da combattere e da rischiare la pelle lo Stato recluta solo chi è dotato del pisello, mentre le nostre mogli o sorelle sono esentate da entrare nelle battaglie dove ci si scanna e si muore. Si dirà che le consorti debbono stare a casa ad accudire i figli, i quali però hanno anche un papà, che tuttavia può morire ed è pregato di sacrificarsi per la patria, come se questa fosse solo loro e non delle spose.

 

 

 

Ciò dimostra che la parità di genere non esiste o, meglio, esiste in tempo di pace e non in tempo di guerra, quando solo gli uomini sono comandati a farsi massacrare. Ecco perché le femministe militanti davanti ad esigenze belliche se ne guardano bene dal protestare per il diverso trattamento riservato ai maschi e alle loro dolci metà. Quando bisogna andare in ufficio siamo tutti uguali, sia che indossiamo i pantaloni sia che indossiamo la minigonna, quando c'è da recarsi in battaglia ci vadano per forza quei coglioni degli uomini. Se questa è la parità che pretendono le guerriere coi tacchi a spillo non mi garba. L'uguaglianza non può essere parziale e non si può pretendere solo quando fa comodo. 

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