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Alessandro Sallusti, la premonizione: "C'è qualcosa di strano nell'aria...", cosa sta per accadere al nostro Paese

Alessandro Sallusti
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C'è nell'aria qualche cosa di strano e di molto simile a ciò che si respirava all'indomani della caduta del muro di Berlino, anno 1989 nonché ultimo in salute della Prima Repubblica. Per carità, al momento parliamo di piccoli indizi, sensazioni e suggestioni. L'analogia tra oggi e allora - cioè tra la caduta del muro di Berlino e la guerra in Ucraina- è che il mondo sta per cambiare in modo traumatico i suoi equilibri di geopolitica, e guarda caso di mezzo c'è sempre la madre Russia.

Breve riepilogo. Fino alla caduta del Muro la classe politica italiana godeva di un salvacondotto internazionale che le derivava dal fatto di fare da argine al più grande e forte partito comunista dell'Occidente, il Pci, che pur avendo fatto, almeno a parole con Berlinguer, una scelta atlantista non faceva mistero delle sue simpatie per l'Unione Sovietica. Dopo il crollo di Berlino Est qualcuno, chissà dove, decise che si poteva cambiare aria, che era giunto il momento di un ricambio oltre che di regolare conti rimasti necessariamente in sospeso, Sigonella per esempio ma anche una incertezza rispetto allo scacchiere Medio Orientale. Casualmente, di lì a poco, manine ancora oggi sconosciute misero i magistrati milanesi sulla via di Tangentopoli e contemporaneamente quelli palermitani sulla pista dei rapporti tra mafia e politica. In pochi mesi sparirono dalla scena per via giudiziaria il Psi di Craxi e la Dc di Andreotti.

Oggi, nel pieno di una nuova crisi tra Occidente e Oriente si torna a parlare di dossier, minacce e ricatti confezionati all'estero e con al centro alcuni nostri politici. Ancora non si capisce bene di che cosa si tratti ma il solo fatto che se ne parli è un avvertimento: occhio da che parte vi schierate in questa contesa perché il posizionamento dell'Italia non riguarda solo voi italiani. La dico in modo più chiaro: la Russia ci sta tirando da una parte, l'America dall'altra, il tempo delle reciproche lusinghe è scaduto e occorre passare ai fatti. È una guerra nella guerra che non ammette prigionieri: i politici e i partiti che vogliono arrivare vivi alle prossime elezioni e magari sognano di vincerle sono avvisati. Fine della ricreazione, o di qui o di là sperando di non sbagliare campo.

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