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M5s, Alessandro Sallusti: la buffonata alla Camera con cui umiliano l'Italia

Alessandro Sallusti
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Una buffonata, purtroppo non c'è altro termine per definire ciò che sta accadendo nel parlamento italiano sulla questione dell'invio di armi all'Ucraina. Da giorni i partiti di maggioranza sono impegnati a trovare un "testo condiviso" di una risoluzione da sottoporre a Draghi che permetta di tenere insieme capra e cavolo, dove la capra è la faccia e l'onore internazionale dell'Italia e il cavolo è la tenuta del governo o meglio sarebbe dire lo stipendio dei deputati.

Un trust di cervelloni sono al lavoro per limare frasi e cercare parole che dicano e non dicano in modo che ognuno - contrari e favorevoli - possa dire di aver vinto. Vinto cosa poi nessuno lo sa perché stiamo parlando del nulla. Non solo infatti la guerra continuerà o si fermerà a prescindere dall'apporto bellico italiano, è che proprio non c'è alcun apporto significativo. In quanto ad invio di armamenti l'Italia è all'ultimo posto della classifica, preceduti da paesi come Estonia, Lettonia, Grecia, Repubblica Ceca e Danimarca. Insomma, con tutte le emergenze concrete che abbiamo quello delle armi è l'ultimo dei pensieri degli italiani oltre che fatto ininfluente e quindi problema inesistente.

La via del compromesso lessicale è pure ridicola se vogliamo parlare di principi, che per definizione sono o non solo tali. Si stanno inventando il "principio a metà", come se si trovasse un compromesso per autorizzare di rubare ma solo un po', di sparare ma poco, di tradire a patto di non dirlo o amenità del genere. Va bene che l'ambiguità è un'arma importante della politica: "Al bisogno - scriveva cinquecento anni fa nel suo noto breviario il cardinale Mazzarino, consigliere alla corte francese di Luigi XIV - sappi essere ambiguo, dar ragione a tutti e a nessuno, tenere aperta la possibilità di svicolare in una interpretazione diversa delle tue parole". Ma che l'Italia debba ridursi ad essere ambigua, e quindi poco affidabile, agli occhi del mondo solo per tenere insieme nello stesso partito Conte, Fico e Di Maio e quindi evitare una crisi di governo è davvero un po' troppo anche per un paese abituato al fatto che le tragedie finiscano in farsa.

 

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