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Vittorio Feltri, il Fisco strozza le famiglie: italiano costretti al nero

Vittorio Feltri

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Per gli italiani non sarà arduo scegliere a favore di quale compagine votare. Da un lato, infatti, abbiamo una poltiglia di sinistra la cui unica proposta chiara che è riuscita miracolosamente a tirare fuori è l'aumento delle tasse; dall'altro, abbiamo un centrodestra che individua come priorità l'abbassamento della tassazione che soffoca l'economia italiana e le famiglie. Del resto, il ridimensionamento della pressione fiscale, per di più in una fase di grave crisi, è la sola chance che ci è concessa se abbiamo intenzione di combattere l'evasione e il lavoro nero, portando gli oltre 3 milioni di lavoratori del sommerso a trovare conveniente regolarizzarsi, uscire alla luce del sole, quindi diventare contribuenti. Non dico che i cittadini dovranno fare proprie le parole dell'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, il quale, nel 2007, affermò che "le tasse sono bellissime", ma essi dovrebbero quanto meno non considerarle come adesso le considerano, ossia un furto dello Stato al cittadino che sgobba senza requie.

 

 

È necessario dare vita ad un clima di fiducia tra le istituzioni e la gente, clima che avrebbe ripercussioni positive non solamente sul piano economico bensì anche della sicurezza, del civismo. Del resto, se una parte del Paese non si è mai sentita parte della cosa pubblica, sentimento che ha prodotto storture gravissime come la criminalità organizzata, è perché lo Stato è stato percepito in certe aree come nemico da combattere e fottere. È il tempo di avvicinare Stato e cittadini, soprattutto ora che, in seguito alla pandemia, tale rapporto si è eroso e media e partiti hanno perso credibilità. In questa impresa non può riuscire di certo la sinistra, la quale già nella costituzione delle alleanze ha trasmesso la sensazione di un interesse esclusivo e personalistico al potere e si presenta agli elettori senza un organico programma di governo, ma solamente con poche idee e tutte nebulose, salvo quella appunto, formulata dal segretario del Pd Enrico Letta, di strozzare di più gli abitanti della penisola con i balzelli.

 

 

La sinistra, pur essendo elitaria (mentre la destra è più vicina al popolo), ritiene che per dimostrare di essere dalla parte dei deboli sia indispensabile porsi di traverso ai ricchi, però si tratta di un pensiero antico e semplicistico, ingenuo, quasi bambinesco. Se aumenti le tasse ai ricchi, spingi molti di questi a tentare di evadere le tasse, o comunque li induci a ricorrere al lavoro nero, alla delocalizzazione o alla fuga, a stratagemmi per salvarsi dallo Stato ostile all'imprenditoria. Insomma, non crei benefici, crei danni. Non riduci l'evasione, la favorisci. Non incrementi l'occupazione, la penalizzi. Ci tocca abbandonare l'ottica grillina e progressista dell'imprenditore (piccolo, medio e grande) quale criminale da perseguire e perseguitare.

L'imprenditore è alleato dello Stato poiché moltiplica i posti di lavoro, produce ricchezza e benessere. Egli deve potere contare sullo Stato e quest'ultimo non deve sottrargli dalle tasche buona parte di quello che egli incassa mediante sacrifici suoi. Per affrontare e risolvere in maniera risolutiva la problematica del nero sul nostro territorio occorre indagarne le cause senza demonizzare chi di questo campa. In alcune zone il lavoro nero ha rappresentato e tuttora rappresenta un ammortizzatore sociale contro la crisi, ciò che ha consentito a migliaia e migliaia di famiglie di restare a galla, di sfamare i figli, di pagare l'affitto e le bollette. Vogliamo ammetterlo una volta per tutte? Purtroppo, è facile che esso si accompagni non di rado allo sfruttamento del lavoratore, che, non essendo in regola, non gode di alcuna tutela. Intendiamo debellare questi mali? Bene. Diciamo pure addio al reddito di cittadinanza, che ha fatto esplodere il nero, e alla asfissia fiscale. I balzelli belli sono quelli che non strangolano. Quelli che si riescono a pagare. 

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