'Ndrangheta: Dia sequestra beni per 7 mln a imprenditore calabrese (3)
(Adnkronos) - Massimo Siciliano ha assunto il ruolo di imprenditore di riferimento del capo cosca Nicola Romano, garantendo, attraverso le ditte di cui è risultato titolare e strettamente collegate al sodalizio criminale, l'esecuzione di lavori nel settore dell'edilizia pubblica, turbando le regole della libera concorrenza e del libero mercato stante il profilo del pesante condizionamento mafioso ed estromettendo dunque le aziende operanti lecitamente. Nell'ambito dell'operazione "Ceralacca 2", Massimo Siciliano, insieme ad altri, sono accusati del reato di associazione mafiosa per essersi associati allo scopo di commettere svariati delitti, tra cui corruzione e turbata libertà degli incanti con riferimento alle procedure di appalto indette dalla Provincia di Reggio Calabria, dalla Stazione Unica Appaltante della Provincia di Reggio Calabria (Suap) e dalla Società Risorse Idriche Calabresi (Sorical) di Catanzaro. In particolare, Massimo Siciliano forniva un costante contributo all'associazione mafiosa di appartenenza, presentando - sia con le proprie imprese (Gsc S.r.l. unipersonale) che con imprese dallo stesso di fatto direttamente controllate (Icop S.r.l.) - offerte fittizie per le gare di appalto indette dalla Sorical S.p.a., proponendo ribassi concordati in precedenza con i Bagalà, per condizionare le gare indette dalla Sorical S.p.a. (segue)