Salute: Roma, Istituto sportivi 'd'elite' apre al pubblico
Roma, 26 set. (AdnKronos Salute) - Da sempre il luogo presso cui gli olimpionici e i campioni di tutte le discipline curano e verificano il loro stato di salute, l'Istituto di Medicina e Scienza dello sport di Roma 'Antonio Venerando' non sarà più riservato solo agli sportivi d'elite: apre le porte a tutti i cittadini, di tutte le età e in diverse condizioni di salute offrendo loro servizi sanitari. E si propone come luogo di formazione e informazione sul tema dell'esercizio fisico come medicina. L'iniziativa 'Exercise is Medicine' è stata presentata oggi nella Capitale. Dall'ultimo rapporto Istat-Coni emerge che sono 24 milioni i cittadini (pari al 42% della popolazione) che non praticano attività sportiva. Solo un bambino su 10 fa sport in modo adeguato alla sua età. "L'expertise che l'Istituto, fin dalla sua fondazione che risale a più di 50 anni fa, ha sviluppato nel campo medico sportivo - spiega il direttore Antonio Spataro - viene oggi messa a disposizione della popolazione, sia di quella che attualmente pratica un'attività sportiva, ludico-motoria, sia di chi al contrario soffre di gravi patologie per le quali l'attività fisica può rappresentare concretamente un presidio di cura. Una risposta concreta alla situazione sanitaria in cui si trova il nostro Paese". Il progetto impone un cambio di mentalità: l'esercizio fisico è a tutti gli effetti un farmaco e i medici devono prescriverlo. A dimostrarlo il protocollo concordato tra Massimo Santini, presidente della Società mondiale di aritmologia e presidente de Il Cuore di Roma Onlus, e Alessandro Biffi, responsabile del Servizio di prevenzione cardiovascolare del Coni, che ha coinvolto 35 pazienti tra 60 e 85 anni che si sono esercitati continuativamente sotto il controllo dei cardiologi del Coni. "Il miglioramento della loro capacità funzionale e del senso di benessere è stato in tutti di notevole entità - riporta Santini - incoraggiando la prosecuzione del progetto che nella sua unicità è riuscito a inserire pazienti impegnativi, anziani fragili, che spesso hanno difficoltà di accesso a un presidio indispensabile per il recupero dell'autonomia e della qualità di vita, come la riabilitazione cardiovascolare".