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Ebola: Cuamm Padova invia altri due operatori italiani (2)

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- Ed ecco come si è presentata Freetown, la capitale della Sierra Leone, agli occhi di Matteo Bottecchia appena arrivato nel Paese "È un paese disorientato quello che accoglie il nostro arrivo, in un aeroporto deserto. La presenza di Ebola si legge fin dai primi passi fuori dall'aeromobile, accolti da acqua clorinata per lavarsi le mani, materiale informativo sull'infezione, check point sanitari appena dopo i controlli doganali. La macchina della prevenzione al primo impatto pare ben rodata, funzionante, ma resta nell'aria una sensazione d'attesa, di timore e incertezza". Secondo Bottecchia "L'infezione ha trovato una breccia tra le ferite di un Paese sovrastato da problemi profondi, con un sistema sanitario fragile e impreparato ad un compito così grande come combattere quest'epidemia senza precedenti. Sono donne e uomini forti e motivati quelli che stanno portando avanti la quotidiana battaglia contro il virus, ma ogni giorno si confrontano con enormi difficoltà tecniche, specialmente nelle aree più periferiche come Pujehun, dove le vie di collegamento tra una miriade di piccoli centri sparsi sul territorio sono al limite della praticabilità, e il materiale di protezione e trattamento per il Centro di Salute di Zimmi, il più vicino all'attuale focolaio d'Ebola, arriva solo attraversando il fiume Moa a bordo di una barca a remi". "Sembra una lotta impari, quella tra la rapidità di diffusione del virus e la lentezza a cui si è costretti anche per fornire servizi sanitari di base. E il grande rischio è che l'apparente insormontabilità degli ostacoli porti rassegnazione, ovvero un'altra porta aperta per Ebola", conclude.(segue)

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