Elezioni: Provenzano (Pd), abbiamo avuto peggiore classe dirigente Sinistra
Palermo, 5 mar. (AdnKronos) - "Senza sinistra. L'Italia non se lo meritava. Ma questa classe dirigente sì. Non scomodate l'Europa, non buttatela in vacca con la globalizzazione. Discuteremo anche di questo, con chi ne sa discutere. Ma c'è una ragione che supera tutte le altre. Abbiamo avuto la peggiore classe dirigente della storia della sinistra - non solo sul piano politico, ma forse prima sul piano umano; e non solo Renzi, ma tutti quelli che ci hanno portato fin qui - e abbiamo raccolto il peggiore risultato della storia della sinistra". Così, Giuseppe Provenzano, esponente Pd e vicedirettore Svimez, che ha rifiutato la candidatura perché inserito in lista dopo Daniela Cardinale, commenta i dati del voto. "Dal 1892, per capirci. È andata così. Non era mai andata così. Ora siamo all'Anno zero, e si può ripartire soltanto “senza gradi”. Perché tutti quelli che avevano i “gradi” li hanno persi in battaglia - dice Provenzano - Altri dovranno saperseli conquistare. Nella società, prima che nel partito. Dove pure bisognava avere il coraggio di combattere più forte, o almeno dire di No. Siamo all'Anno zero, e niente pasticci. Niente “vice disastri”, niente congressi affrettati, improvvisati e fasulli. Il gruppo parlamentare è eletto su una linea sonoramente bocciata dagli elettori. Prendetene atto". E ancora: "Sembravate “condannati” a governare per sempre, a governare per governare? Sveglia, ora non resta che l'opposizione. Ogni decisione istituzionale dovrà passare per un coinvolgimento della base, che fin qui non è stata ascoltata, soprattutto nella infame e infima compilazione delle liste elettorali. L'opposizione nelle istituzioni, costruttiva. E l'opposizione nel Paese, responsabile, e anche umile. Perché il popolo non è tutto razzista o evasore al Nord, o qualunquista e assistenzialista al Sud. Ci vuole umiltà per sentire la rabbia del popolo. La sofferenza sociale e l'insofferenza politica". E conclude: "Nelle periferie, nei luoghi che non contano, al Sud e non solo. E ci vuole intelligenza e passione per ritrovare le risposte, le parole. Non abbiamo perso perché ci siamo divisi. Ci siamo divisi perché avevamo già perso. Avevamo perso il popolo. Non abbiamo saputo spiegare e dimostrare a cosa servire lo Stato, la cosa pubblica. Rispondere alle sue domande, di protezione e di innovazione. Continuare a insultarlo, il popolo, è il segno più miserabile di chi non può dirigere nulla, perché ha perso la testa e il cuore. Coraggio, amici e compagni. Coraggio a chi c'è ancora. A chi se ne è andato. A chi non c'è mai stato. A chi non vediamo più. A chi non abbiamo visto mai. Coraggio. Tra non molto, sarà ancora primavera".