Strage braccianti, la marcia dei berretti rossi
Foggia, 8 ago. (Adnkronos) - E' partito dal ghetto di San Severo, ed è arrivato a Foggia il corteo di protesta dei berretti rossi organizzato dopo la morte di sedici lavoratori migranti avvenuta in due diversi e tragici incidenti stradali in pochi giorni sulle strade della provincia Dauna. La manifestazione e lo sciopero dei braccianti sono stati indetti dall'Unione sindacale di base (Usb). Prima del comizio è stato osservato un minuto di silenzio per i lavoratori deceduti e per tutte le persone che muoiono sul lavoro in qualsiasi settore e di qualsiasi nazionalità. "Schiavi mai", "Niente pomodori senza lavoratori": questi alcuni degli slogan gridati dai partecipanti (VIDEO), in gran parte migranti africani che si trovano in Puglia per le raccolte stagionali nei campi, in particolare quella del pomodoro. "Basta stragi e sfruttamento. Lavorare in sicurezza", si legge ancora su uno striscione in testa al corteo. I due episodi tragici sarebbero legati, anche stando a una ipotesi investigativa, al fenomeno del caporalato. Dal palco a Foggia il rappresentate di Usb, Aboubakar Soumahoro, ha ricordato i morti italiani sul lavoro di 62 anni fa in una miniera in Belgio a Marcinelle e ha ringraziato per l'appoggio i vescovi di Foggia e San Severo e il presidente della Emiliano. "Noi non siamo migranti, non siamo extracomunitari - ha detto Aboubakar Soumahoro rivolgendosi ai due vicepresidenti del consiglio e ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio e al premier Giuseppe Conte - siamo persone come voi ". Inoltre ha ricordato "lo strapotere dei caporali e della Grande Distribuzione Organizzata. Agli organi giudiziari diciamo: fate indagini, andate a interrogare i padroni, quanto ci pagano. Un euro all'ora". E agli altri sindacati e agli stessi rappresentanti istituzionali si è rivolto in questi termini: "basta convegni in sale ghiacciate, tornate nei campi. Noi siamo lì a organizzare i lavoratori. Questa giornata non è una passerella - ha precisato Soumahoro - è una giornata di sciopero. Per la prima volta, non raccogliendo i pomodori, sfidiamo lo strapotere della Grande Distribuzione organizzata, i caporali, i padroni e chi ha vissuto nelle stanze ghiacciate dei convegni. Chi fa sindacato costruisce lotte sociali, non sta nelle sale dei convegni. Si impegna a organizzare uomini e donne che per la prima volta si sono sottratti a loro sfruttamento". "Ai padroni diciamo: non siamo schiavi, siamo esseri umani - ha sottolineato il sindacalista Usb - lottiamo ogni giorno contro qualsiasi forma di sfruttamento. I mafiosi non siamo noi. I ministri abbiano la forza di andare a 'interrogare' chi decide i prezzi, cioè la Grande distribuzione organizzata". Oggi i braccianti impegnati nella raccolta di pomodoro si sono astenuti dal lavoro. Nessuno, riferisce Usb in una nota, è al lavoro nei campi intorno al ghetto di Rignano, nel comune di San Severo. Centinaia di lavoratori hanno sfilato con gli stessi cappellini indossati dalle vittime, berretti distribuiti settimane fa da Usb e Rete Iside per aiutare i braccianti a proteggersi dal solleone delle campagne e idealmente dallo sfruttamento e dalla mancanza di diritti, in un processo di sindacalizzazione che avanza a grandi passi. Ai lavoratori in marcia si è unito anche il governatore della Puglia Michele Emiliano. Intanto a Roma, durante la conferenza stampa con i giornalisti prima della pausa estiva, il premier Conte è tornato sulla legge sul caporalato. "C'è ma non viene completamente applicata" ha detto il premier. Quindi "dovremo intervenire per rafforzare il quadro delle tutele che sono già previste in quella legge".