Ponte Morandi: figlia vittima A16, Genova non sarà ultimo omicidio di Stato
Milano, 18 ago. (AdnKronos) - Genova come Monteforte Irpino. Lo squarcio nel cuore della città ligure riapre le ferite di chi, cinque anni fa, ha visto precipitare i suoi sogni dal viadotto Acqualonga dell'A16 Napoli-Canosa. "Genova non è una fatalità ma è un omicidio che si poteva evitare", racconta all'Adnkronos Maria Loffredo. In quel bus che ha rotto le barriere di protezione ed è caduto nel vuoto per 30 metri ha perso la madre. "Quando ho visto le immagini del Ponte Morandi ho provato lo stesso identico malessere di quel 28 luglio 2013, mi sono immedesimata nelle persone che hanno perso un familiare e ho sentito rabbia, dolore, ma soprattutto impotenza: mia madre è morta per la seconda volta. Ancora una volta lungo un'autostrada in Italia si muore per un ponte che crolla, per una barriera che non regge a un urto. Cinque anni dopo io, come le altre 39 famiglie vittime di questa strage, aspetto giustizia e le scuse dei responsabili". Ad Avellino è in corso il processo di primo grado: 15 le persone accusate a vario titolo di omicidio plurimo colposo e disastro colposo, sul banco degli imputati anche Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia. "Genova - dice con certezza Maria, 30 anni e già orfana - non sarà l'ultima strage su una strada italiana. I pedaggi aumentano, ma la manutenzione continua a mancare. Io non mi sento una cittadina, ma un numero su cui c'è chi vuol fare business e chi campagna elettorale. Dopo un mese da quella strage mi sono sentita abbandonata, non ho ricevuto una frase di conforto da chi aveva fatto promesse. Da Autostrade per l'Italia attendo ancora le scuse. Faccio un appello alle persone coinvolte, a chi con distrazione, negligenza e avarizia ha causato la morte: a loro chiedo di immaginare il mio dolore; chi è colpevole sa di esserlo e deve assumersi le proprie responsabilità".