Cerca
Cerca
+

"Io bracciante a 3 euro l'ora", la storia di Amadou

Il racconto

AdnKronos
  • a
  • a
  • a

Roma, 11 ago. (AdnKronos) - Amadou ha tanti sogni. "Troppi da raccontare in una sola volta" ammette, ma è uno solo quello che lo fa tirare avanti. "Vorrei che i miei tre figli - 14, 10 e 2 anni - potessero studiare per avere un futuro migliore nel mio Paese, la Guinea Bissau" dice all'Adnkronos. Non vuole che vengano in Italia per finire magari come lui a dormire in un container nell'ex ghetto di Rignano, oggi Torretta Antonacci, nel comune di San Severo. Non vuole che i suoi tre figli debbano affrontare la traversata su un barcone, "non me lo dimenticherò mai quel 13 luglio del 2015", per finire a raccogliere pomodori "ma anche rape, cipolle, peperoni e olive" a 3 euro all'ora. Ci si sveglia presto tutte le mattine per andare nei campi. "Alle 4 o alle 5 a seconda di quello che ci chiede il padrone, che è anche il mio capo, e si torna al tramonto o anche più tardi". Le stesse strade che ogni giorno facevano i sedici braccianti, morti in due diversi incidenti, mentre cercavano di andare a guadagnarsi la giornata. Stavano tornando dai campi i dodici extracomunitari, morti lunedì scorso in uno scontro del loro furgoncino con un tir lungo la statale 16 all'altezza dello svincolo per Ripalta di Lesina. Pochi giorni prima, il sabato, un incidente simile sulla statale 105 tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri nel foggiano. Quattro le vittime tra cui un altro Amadou, un suo connazionale, di 20 anni. "E' un nome molto usato da noi. Mi ha fatto impressione, certo. E' come se fossi morto un po' con loro. Quando l'ho sentito, degli incidenti, per un attimo è stato come se fosse successo, a me, a un fratello, un amico. E' stato come se mi si fosse fermato il cuore". Ci saluta e se ne va, abbassando il cappellino rosso.

Dai blog