"Raggi mentì per non dimettersi"
Roma, 9 nov. (Adnkronos) - La procura di Roma non ha dubbi. La sindaca di RomaVirginia Raggi mentì sulla nomina di Renato Marra perché con l'allora codice etico vigente del M5S, nel 2016, si sarebbe dovuta dimettere. Sarebbe questo il movente del reato ipotizzato dai pm durante l'udienza del processo alla sindaca Raggi, che la vede imputata per falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele) alla direzione del dipartimento Turismo del Comune di Roma. Il regolamento interno ai 5Stelle infatti, nella sua versione precedente prevedeva che bastasse essere indagati per doversi fare da parte, con l'ineleggibilità o se già eletti, con le dimissioni. Ecco perché, con questa motivazione, oggi il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha chiesto l'acquisizione agli atti del vecchio codice etico del M5S. LA TESTIMONIANZA DI RAINERI - L'udienza del processo è iniziata questa mattina con l'audizione dell'ex capo di gabinetto del Campidoglio, Carla Raineri , che restò in carica circa un mese per poi dimettersi. Stando a Raineri "Raffaele Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco". Marra e Salvatore Romeo, il primo vice capo di gabinetto, il secondo capo della segreteria politica nell'agosto del 2016, "si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante - ha spiegato Raineri - Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato". Marra, ha raccontato l'ex capo di gabinetto, "aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca". Quindi ha spiegato che era stato ribattezzato "eminenza grigia, Richelieu, per sottolineare la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin". "Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine - ha sottolineato Raineri - Penso a me, quando dissi che intendevo sostituire Marra con un generale dei Carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto da lì a poco la sindaca si fece venire dubbi sulla mia nomina". L'ex capo di gabinetto del Campidoglio ha inoltre spiegato di aver "cercato disperatamente di sollecitare la sindaca su temi critici, come i rifiuti e il riordino delle partecipate e sempre mi dicevano 'ne parli con Marra', con un sovvertimento delle gerarchie, perché lui era mio vice". LA REPLICA DI RAGGI - Dopo l'intervento di Raineri e la pronuncia del pm, la sindaca Raggi ha chiesto di poter replicare alla testimonianza di Raineri che ha definito "surreale". "Siamo in questo processo a parlare di un mio presunto falso e invece ci siamo trovati a parlare di rapporti a tratti simili a gossip - ha detto la prima cittadina di Roma replicando in aula alle parole del suo ex capo di Gabinetto -. Non ho mai replicato alle sue interviste perché sono il sindaco e non credo di dovere dare corso a ulteriori gossip ma questo gossip ora entra nel processo e mi trovo costretta a fare delle precisazioni". Secondo Raggi, "sono state dette cose palesemente contrarie al vero". "Ricordo che dopo il parere dell'Anac della fine di agosto del 2016 sul tipo di inquadramento contrattuale dell'ex capo di Gabinetto - ha spiegato ancora la sindaca - il magistrato Carla Roma Raineri che all'epoca ricopriva il ruolo mi disse 'Non sono venuta da Milano per prendere 130 mila euro". Per Raggi, l'ex capo di Gabinetto "ne faceva una questione di soldi, unicamente di soldi. Già il 2 settembre ha iniziato a scrivere al Comune di Roma per chiedere di rinunciare agli emolumenti percepiti dall'entrata in carica fino alle dimissioni. Aveva questa urgenza di restituire il compenso, a cui aveva pienamente diritto". DOMANI IL VERDETTO - La grana Raggi rischia di esplodere domani per il Movimento Cinque Stelle, con la sentenza di primo grado del processo. In caso di condanna, il Codice etico del Movimento prevede le dimissioni. Oggi il capo pentastellato Luigi Di Maio ha chiarito che in caso di condanna della sindaca di Roma sarà applicato il codice etico del Movimento.