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Migranti: Tareke Bhrane a Toninelli, in Libia non c'è legge ma solo torture

AdnKronos
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Palermo, 21 gen. (AdnKronos) - "Era il luglio del 2005. Dopo 4 giorni in mare eravamo in 268 persone in una barca di 20 metri. La metà erano donne, bambini e neonati. Arrivata la guardia costiera maltese senza neanche guardarci in faccia, ci hanno respinto perché, secondo loro, rientrava nella convenzione internazionale come viene menzionata dal ministro. Invece per noi era meglio lasciarci morire li invece che farci tornare in Libia. Vi assicuro una volta rimandati in Libia non esiste nessuna legge. L'unica cosa che esiste è la tortura". E' la risposta di Tareke Brhane, 35 anni, cittadino di origini eritree, presidente del Comitato 3 ottobre, al tweet del ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli. Il giovane è arrivato 12 anni fa in Italia su un barcone. Prima ha lavorato nei campi e poi nella mediazione culturale e linguistica proprio nei punti di sbarco dei migranti. "Solo dopo qualche anno sono riuscito a raggiungere l'Italia. Sono stato uno di quei pochi fortunati - racconta ancora Tareke Brhane sui social - La maggior parte è rimasto in carcere e chi non ce l'ha fatta è morto. Sono passati tanti annii e non ho neanche dimenticato una virgola di quello che è successo nel carcere. Quando ero fuori dopo tutto quello che ho subito sulla mia pelle ho avuto in questi anni molteplici riconoscimenti, una medaglia per l'attivismo sociale da parte del Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace e sono cittadino italiano europeo, ho organizzato numerose iniziative, ho fatto approvare una legge Parlamentare e coinvolgo ogni anno centinaia di scuole italiane ed europee con oltre 8 mille studenti all'anno".

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