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Mafia: Contrada, 'poche ore dopo strage Borsellino, Tinebra mi chiese aiuto' (2)/Adnkronos

AdnKronos
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(AdnKronos) - "Il Procuratore Tinebra, che si era insediato da poco tempo a Caltanissetta, quando lo incontrai, mi prospettò le sue difficoltà. Perché lui non aveva mai svolto servizio giudiziario a Palermo e il personale di Caltanissetta non era in grado di svolgere attività investigativa su una strage del genere, che presuppone una conoscenza che non si acquisisce in 15 giorni", ha detto ancora Bruno Contrada, parlando dell'incontro con l'allora Procuratore di Caltanissetta Gianni Tinebra, oggi deceduto. "Tinebra si è rivolto al capo della polizia di allora che gli disse che a Palermo ero l'unico ad avere una ampia conoscenza nella lotta alla mafia", dice. Ma perché l'allora capo della Polizia Parisi fece da tramite per un incontro così irrituale? Perché "voleva dare un contributo alle indagini sulla strage di via D'Amelio", spiega oggi Contrada. Ma Contrada spiega anche di non conoscere che tipo di rapporto ci fosse tra Tinebra e Parisi. "Non so se è stato Parisi a dire a Tinebra 'se hai bisogno di notizie rivolgiti a Contrada', oppure se fu Tinebra a chiedere a Parisi 'ho bisogno di un supporto a Palermo' e Parisi gli disse di incontrare me. Questo non lo so. So solo che il genero del capo della Polizia Costa mi fece sapere che Parisi disse che era opportuno che io andassi a parlare con Tinebra che mi aspettava alla Procura". Contrada, durante la deposizione fiume, senza fermarsi un attimo, parla anche di una denuncia fatta nel 2007 per "un tentativo di depistaggio sulle indagini sulla strage di Via D'Amelio". "Nel marzo 2007, poco prima di entrare nel carcere di Santa Maria a Capua a Vetere per espiare la pena per la condanna definitiva - racconta Bruno Contrada in aula - andai alla Procura di Caltanissetta, accompagnato dai miei legali, per presentare un esposto querela di circa 80 pagine, con un centinaio di allegati. E accusai criminali mafiosi pentiti, ufficiali dei carabinieri, funzionari di polizia, facendo nomi e cognomi. E' tutto documentato. In quelle carte si provava in maniera inconfutabile che c'era stato un tentativi di depistaggio nelle indagini sulla strage di via D'Amelio". E aggiunge: "Ma tutto è stato archiviato...". E ricorda anche che "c'erano contatti tra il Gruppo investigativo 'Falcone e Borsellino'. Poi, prima di asciare l'aula del Tribunale di Caltanissetta parlando con i cronisti dice: "Io avrei subito dubitato di Vincenzo Scarantino". "Dopo mezz'ora di conversazione al massimo - dice - mi sarei convinto che Scarantino non fosse un esponente mafioso tale da avere avuto una parte nella strage di Borsellino, Ma non perché sia più bravo degli altri poliziotti, ma perché avevo più esperienza".

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