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L'ex pentito Scarantino: "Così venivo indottrinato dai poliziotti"

AdnKronos
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Caltanissetta, 17 mag. (AdnKronos) - (dall'inviata Elvira Terranova) - Parla di un 'copione' da recitare davanti ai magistrati per raccontare i retroscena, di cui non sapeva niente, sulla strage di via D'Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta. Parole che gli sarebbero state "indottrinate" dai poliziotti del gruppo 'Falcone e Borsellino'. Vincenzo Scarantino, l'ex pentito della Guadagna di Palermo torna a sedere sul banco dei testimoni al processo per il depistaggio sulle indagini per la strage del 19 luglio 1992. Un interrogatorio fiume, condotto dal Procuratore aggiunto Gabriele Paci e dal pm Sefano Luciani, che rappresentano l'accusa nel processo che vede alla sbarra tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia in concorso aggravato dall'avere agevolato Cosa nostra. "Erano tutti consapevoli che io non sapevo niente. Ma dovevo portare questa croce... Mi hanno rovinato l'esistenza, io non ho mai fatto niente. Non c'entro con le stragi. I poliziotti mi dicevano cosa dovevo dire ai magistrati e me lo facevano ripetere", dice Scarantino, che appare ancora una volta nascosto dietro un paravento bianco sistemato all'aula bunker di Caltanissetta. "Io ero un ragazzo - dice ancora Scarantino - E se non combaciavano le cose che dovevo dire, loro mi dicevano di non preoccuparmi. Io andavo dei magistrati e ripetevo, quando ci riuscivo, quello che mi facevano studiare". Scarantino si riferisce al periodo del 1995, quando l'ex pentito si presentò per la prima volta davanti a una corte d'assise al processo per la strage di via D'Amelio. "Ma non sempre riuscivo a spiegare ai magistrati o alla corte quello che (i poliziotti ndr) mi insegnavano. Loro mi dicevano. 'Quando non sai una cosa basta che dici ai magistrati che devi andare in bagno, tu ti allontani e poi ci pensiamo noi. Ti diciamo noi quello che devi dire'. Quando andavo alle udienze dicevo che dovevo fare la pipì, andavo nella stanza e mi dicevano loro cosa dire. E io poi n aula cercavo di ripetere le cose che mi dicevano".

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