Mafia: difesa Mannino, 'dal '91 in servizio permanente da imputato, estraneo a trattativa'
Palermo, 20 mag. (AdnKronos) - "Dal 1991, tra processi mediatici e giudiziari, Calogero Mannino è in servizio permanente di imputato, a combattere per dimostrare la propria innocenza. Penso che le vicende giudiziarie debbano avere un punto certo. Questo processo comincia nel 2012, ci troviamo impelagati in questa vicenda per molti aspetti incomprensibili: un processo che è fuori di dubbio, sta in piedi, dal punto di vista del diritto, in maniera piuttosto incerta, debole e inconsistente. E vista la inconsistenza dell'accusa, la scelta dell'abbreviato ci sembrava la più appropriata”. E' uno dei passaggi dell'intervento dell'avvocato Grazia Volo, difensore dell'ex ministro Calogero Mannino, nel corso delle arringhe difensive del processo d'appello stralcio che vede alla sbarra l'ex politico accusato di minaccia a corpo politico dello Stato. Prima dell'avvocato Grazia Volo ha parlato anche l'avvocato Carlo Federico Grosso, 82 anni, che è arrivato in aula, al palazzo di giustizia di Palermo, in sedia a rotelle, visibilmente sofferente. “Fin da subito voglio affermare la totale estraneità dell'onorevole Calogero Mannino in riferimento a quanto gli viene contestato - ha detto ilo professore- Per quanto riguarda la questione di diritto a mio parere l'articolo 338 non è applicabile, non è legittimo. Di certo è paradossale che la minaccia venga punita più pesantemente della violenza a corpo politico dello stato”. In aula, oltre a Grosso e Volo, anche gli altri due legali, gli avvocati Marcello Montalbano e Carlo Bianchini, che difendono Calogero Mannino, accusato di violenza o minaccia a corpo politico dello stato, non presente al palazzo di giustizia. Assente invece l'imputato. Il processo si celebra con il rito abbreviato, dinanzi al collegio presieduto da Adriana Piras. In primo grado l'ex ministro Dc era stato assolto dal gup Marina Pitruzzella. “Noi non abbiamo parlato della trattativa, perché non ci riguarda perché gli eventi non riguardavano l'onorevole Mannino. Questa era stata la nostra scelta difensiva – ha detto ancora il professor Grosso - nel processo di primo grado. I sette personaggi (tra cui Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso Vito; la giornalista Sandra Amurri, l'ex presidente della Camera Luciano Violante, l'ex boss e collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, ndr), sentiti in seguito alla riapertura del dibattimento in appello, sono stati un flop totale. Si è cercato, da parte della pg, di tirar fuori – ha sostenuto Grosso - il sangue dalle rape ma non vi è stato alcun elemento nuovo a supportare la tesi dell'accusa”.