Mafia: legale parte civile, 'Commissione su depistaggio? Ci potevano pensare nel '98'
Palermo, 21 mag. (AdnKronos) - "Mi rallegro che oggi ci si scandalizzi per i buchi neri sulla strage di via D'Amelio, ma forse ci potevano pensare nel 1998, perché nel frattempo sono emerse tutte le porcheria che potevano uscire...". Rosalba Di Gregorio è l'avvocato palermitano che assiste, come parte civile, tre di coloro che subirono un ingiusto ergastolo a causa del depistaggio accertato dalla sentenza del processo Borsellino Quater. Nel processo per il depistaggio, che si celebra davanti al Tribunale di Caltanissetta e che vede alla sbarra tre poliziotti, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di concorso in calunnia aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra, Di Gregorio rappresenta Gaetano Murana, Giuseppe La Mattina e Cosimo Vernengo, ingiustamente accusati nei primi processi. Da oltre venti anni, l'avvocato Di Gregorio, insieme con altri legali, ha sempre fatto denunce sui 'buchi neri' della strage, alle autorità, compreso il Csm e il Ministero della Giustizia, ma anche conferenze stampa. "Ma a nessuno interessò", dice oggi. "Facemmo anche una riunione in pubblico di Camera Penale che fu registrata su Radio Radicale, dove io denunciai i fatti sui confronti e sulle accuse rivolte ai colleghi. A nessuno è interessato nulla". Oggi Fabrizio Cicchitto chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare nazionale di inchiesta sul depistaggio della strage di via D'Amelio. "No, non è tardi - dice in una intervista all'Adnkronos - perché ci sono 'pirtusi' (buchi ndr) nelle indagini che non sono mai stati scoperti. Noi non sappiamo tante cose, a distanza di 27 anni. Ad esempio, non sappiamo su ordine di chi i soggetti sotto processo abbiano. Non credo che Bo, Mattei o Ribaudo siano impazziti. E' evidente che eseguivano ordini, erano consapevoli certo, ma su ordine di chi agivano?". E ricorda la sentenza del processo Borsellino bis, quando il "Presidente della Corte disse che io ipotizzavo un complotto...". E cita la deposizione fiume di Vincenzo Scarantino in aula, nei giorni scorsi, al processo per il depistaggio. "Secondo me le cose che ha detto in aula Scarantino in questi due giorni sono solo una parte delle cose dette nel 1998 quando fece la ritrattazione in aula a Como, al processo Borsellino bis. Ricordo ancora che in aula c'era tutta la stampa e lui improvvisamente disse: 'Ha ragione mio fratello' e tolse il paravento, gridando 'Non voglio più l'avvocato di prima'. Un'udienza movimentata. Perché non si decise allora di aprire una Commissione di inchiesta?". Secondo Cicchitto, "il depistaggio sulla strage di via D'Amelio ormai del tutto provato è un fatto di straordinaria gravità, ma su di esso nessuno parla". "E' evidente che non conviene ancora - dice ancora l'avvocato Rosalba Di Gregorio - Alcuni personaggi e interpreti non ci sono più perché sono morti, parecchi altri no. Sono vivi e vegeti, ma purtroppo non parlano".