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Migranti: intercettazioni 'Il 41 bis non ha senso, non è giusto, legge è sbagliata'

AdnKronos
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Palermo, 17 lug. (AdnKronos) - Il carcere duro non va proprio giù ai boss mafiosi. La conferma arriva da una intercettazione, captata dagli inquirenti il 17 gennaio scorso, presso l'abitazione di via Castellana di Palermo, dove si teneva l'ennesimo confronto tra Tommaso Inzerillo e Giuseppe Lo Cascio, entrambi coinvolti nel blitz antimafia che oggi ha pprtato all'arresto di 19 persone. "I temi trattati, sin da subito, riguardavano il regime carcerario del quarantuno bis ed anche in questa occasione Giuseppe Lo Cascio - dicono gli inquirenti - mostrava le sue conoscenze che metteva a disposizione di Tommaso Inzerillo". "Traendo spunto dalla lunga detenzione Michelangelo Angelo La Barbera, infatti, Giuseppe Lo Cascio diceva che questi sarebbe uscito dal carcere solo dopo la morte". Seguiva una discussione in cui Tommaso Inzerillo prendeva ad esempio i boss mafiosi Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, "rimasti in carcere sino all'ultimo: “quelli che hanno il 41, non c'è che farne (…) quelli imputati per le stragi (…) non ce n'é …. Toto Riina, non era morto? Provenzano non era morto? Non è che li hanno fatti uscire”. "Inzerillo commentava che questo è il destino riservato agli stragisti e Giuseppe Lo cascio, a tal proposito, pur avendo capito che si trattasse di quelli imputati per le stragi, ripeteva diverse volte come non fosse d'accordo e ritenesse ingiusto questo trattamento: “non ha senso questa cosa (…) questa è una legge sbagliata (…) non è giusto, ma è troppo sbagliata”, dicono gli investigatori.

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