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Droga: col. Di Stasio, 'Cosa nostra è tornata ad investire sul traffico di stupefacenti'

AdnKronos
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Palermo, 23 lug. (AdnKronos) - "Le estorsioni sono diventate più complesse da gestire perché i commercianti, grazie ad una crescente fiducia e alla pervicace azione delle associazioni antiracket, denunciano sempre più gli esattori del pizzo. Le attività commerciali e gli investimenti illeciti sono spesso sequestrati e poi confiscati dallo Stato; ritornano, pertanto, in possesso della comunità". E' quanto dice il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei Carabinieri, commentando l'operazione antidroga che all'alba di oggi ha portato all'arresto di dodici persone. "Gli stupefacenti, quindi, sono rimasti il privilegiato business con cui si possa portare profitto alle casse, sempre più deficitarie, di cosa nostra che è, così, tornata ad investire su questa importante fonte di guadagno, triplicando gli investimenti", spiega. "Già negli anni ‘80 Cosa nostra faceva affari con gli americani, quando ogni famiglia aveva una propria raffineria con tanto di chimici che si occupavano di trasformare la morfina in eroina. In seguito, è intervenuto l'investimento nel cemento (il sacco di Palermo è l'esempio principe del legame tra la mafia e l'edilizia attraverso la politica). Oggi il mercato dell'edilizia è al palo; non ci sono più cantieri e gli appalti pubblici, su cui le famiglie prendevano una percentuale, sono difficilmente indirizzabili a società di comodo, anche grazie ai nuovi strumenti legislativi che, in via preventiva, agiscono limitando la capacità d'azione dei nuovi boss". "Mi riferisco al decreto legislativo n. 159 del 2011 che costituisce uno dei principali strumenti di contrasto al coinvolgimento di organizzazioni criminali nell'ambito dei rapporti economici tra Pubblica Amministrazione e privati: l'interdittiva antimafia implica come un imprenditore - pur dotato di adeguati mezzi economici e di una adeguata organizzazione - non meriti la fiducia delle Istituzioni", dice ancora Di Stasio.

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