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Agguato al parco, ucciso ultras della Lazio Diabolik

AdnKronos
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Roma, 7 ago. (AdnKronos) - di Silvia Mancinelli Confuso tra la gente nel parco, col sole ancora alto, il volto coperto. Ha impugnato una pistola calibro 7,65 sparando un solo colpo che ha sorpreso Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, alle spalle. Il killer del capo ultras della Lazio, ucciso oggi alle 19 con un proiettile alla testa all'altezza dell'orecchio sinistro al parco degli Acquedotti, è stato sfacciato e spietato. Ha agito a colpo sicuro, esplodendo il proiettile dritto alla testa dell'obiettivo, morto sul colpo. L'omicidio in via Lemonia all'altezza del civico 273, in zona Cinecittà a Roma. Gli agenti della Squadra Mobile, agli ordini di Luigi Silipo, stanno ascoltando quanti erano presenti nella speranza che qualcuno ricordi anche solo un particolare utile a identificare l'assassino dileguatosi come era arrivato, tra la folla. Sull'omicidio indagano i poliziotti del commissariato Tuscolano, ma anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Al momento a piazzale Clodio è stato aperto un fascicolo a carico di ignoti. A coordinarlo il pubblico ministero di turno esterno e il magistrato della Dda. Chi era Diabolik Sul luogo dell'agguato il fratello di Diabolik, Fabrizio Piscitelli, è arrivato correndo insieme a tanti amici e conoscenti in lacrime e in un silenzio surreale. I poliziotti della Squadra Mobile hanno transennato l'area del parco degli Acquedotti per dar modo ai colleghi della Scientifica di effettuare i rilievi. "Io sto qui, aspetto mio fratello", ripete sotto choc Angela, la sorella di Fabrizio Piscitelli, in via Lemonia a pochi passi dal luogo dove è stato freddato il capo ultras della Lazio Diabolik. Immobile, sorretta dagli amici mentre all'Adnkronos dice piangendo: "Mi hanno chiamato tutti, si sta mobilitando il mondo per mio fratello, stanno venendo tutti'. "Un ultras non muore mai", il saluto a Diabolik C'è stato anche un momento di tensione in via Lemonia, a pochi passi dal parco degli Acquedotti. "Levate ste telecamere, andate via, infami", hanno detto alcuni amici della vittima, allontanando i cronisti. "Ho appreso la notizia poco fa, lo conoscevo personalmente e per me questa è veramente una brutta notizia" ha detto, parlando con l'Adnkronos Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo, tifoso biancoceleste deceduto allo stadio Olimpico nel 1979, dopo essere stato colpito da un razzo durante un derby. "Sulle cause non posso parlare ma come amico, e per quanto ha sempre fatto per la mia famiglia, mi sento di esprimere la mia vicinanza ai suoi famigliari in questo drammatico momento". "Spesso siamo stati a cena assieme -prosegue Paparelli all'Adnkronos-ma lo ricordo sopratutto perché ha voluto fortemente mettere la targa in ricordo di mio padre sotto la curva. Hanno raccolto qualcosa come 15mila firme in 48 ore e questo solo grazie a lui e alla sua voglia di imprimere sotto la curva il ricordo di papà". L'ultima intervista all'Adnkronos Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come 'Diabolik', aveva 53 anni. Era una figura di spicco del tifo biancoceleste per il suo ruolo di storico capo degli Irriducibili della Lazio. Una grande passione, la Lazio, ma anche diversi problemi con la legge. In passato Piscitelli è finito in manette per droga. Arrestato dalla Guardia di Finanza nell'ottobre del 2013, dopo una breve latitanza, con l'accusa di essere promotore e finanziatore di un traffico internazionale di sostanze stupefacenti, 3 anni fa 'Diabolik' si è visto confiscare dai finanzieri beni per due milioni di euro. Piscitelli è stato coinvolto in diversi procedimenti penali, tra cui la vicenda di estorsione ai danni del presidente della Lazio Lotito per il quale è stata emessa nel febbraio del 2015 una sentenza di condanna per "tentata e reiterata estorsione aggravata".

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