Mafia: pentito cambia versione, ripercussioni su processo trattativa?
Reggio Calabria, 19 set. (AdnKronos) - Pentiti di 'ndrangheta contro sull'omicidio dei carabinieri avvenuto il 18 gennaio 1994 a Reggio Calabria, omicidio che ha avuto ripercussioni pure nel processo Trattativa a Palermo. Da un alto abbiamo Giuseppe Calabrò, che al processo 'ndrangheta stragista ha ritrattato quanto detto in passato, e dall'altro Consolato Villani, questi i nomi dei due collaboratori di giustizia, autori dell'attentato ai carabinieri e con un ruolo chiave nel processo. Calabrò ha sempre sostenuto che l'agguato sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria del 1994, in cui morirono gli appuntati Antonino Fava e Giuseppe Garofalo, fu una reazione per timore che potessero fermarli mentre, a bordo di un'auto, trasportavano armi. Oggi, al contrario, ha affermato che non c'erano mandanti per quel duplice agguato. Il 27 maggio 2016, Villani, invece, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia a Palermo, aveva riferito che quando aveva chiesto a Calabrò il perché degli agguati ai carabinieri, questi gli aveva riposto che “stavamo facendo come la banda della Uno bianca: attaccavamo lo Stato”. Villani aveva anche riferito di essere stato lui, su disposizione di Calabrò, a fare una telefonata in cui si rivendicava l'attentato costato la vita a Fava e Garofalo in cui disse “questo è solo l'inizio”. Rocco Santo Filippone, imputato nel processo 'Nrangheta stragista, sarebbe stato, secondo l'accusa, l'interfaccia calabrese del capomafia di Brancaccio Giuseppe Graviano, anch'egli imputato, nella strategia di Cosa nostra per portare sul continente le stragi, dopo l'arresto di Riina. “Mi dissero che c'erano state riunioni, che la 'ndrangheta partecipò ad azioni eclatanti contro lo Stato, però non mi specificarono mai che l'attentato ai carabinieri era inquadrato in questa strategia”, aveva detto al processo Villani. A parlare nel 2010 del possibile ruolo di Cosa Nostra nell'uccisione di Fava e Garofalo fu il pentito Gaspare Spatuzza ai magistrati Antonino Ingroia e Nino Di Matteo che indagavano sui misteri della trattativa fra Cosa Nostra ed esponenti delle istituzioni. Nella sentenza sulla trattativa, che ha visto la condanna di quasi tutti gli imputati, tranne per Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza, i giudici scrivevano: "Alla stregua di quanto emerso rispetto al progetto di attentato in danno di un rilevante numero di carabinieri in servizio presso lo Stadio olimpico di Roma non resta che concludere che, sul punto, la dichiarazione di Consolato Villani appare assolutamente attendibile e riscontrata dall'accertato contesto dei rapporti tra Cosa nostra e la 'ndrangheta e delle comuni strategie attuate per contrastare la repressione dello Stato e ottenere benefici per i detenuti".