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Mafia: Antoci e la 'controrelazione' all'Antimafia, 'contro me gioco sporco di mascariatori' (2)

AdnKronos
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(AdnKronos) - "Certamente appariva subito singolare che, dopo aver accennato alla problematica inedita della mafia dei Pascoli e dato contezza dell'originalità del Protocollo e della successiva e dirompente legge, che ne ha stroncato gli affari milionari (così dice report nel servizio), e dopo aver intervistato il Sindaco di Troina Fabio Venezia che, anche lui, ha affrontato con coraggio la problematica ( anche lui intervistato per più di un ora e mezza e inserito per una manciata di secondi ) venivano, invece, subito dopo intervistati due signori che in ordine menziono: Il primo soggetto risulta essere tale Foti Belligambi Giuseppe, al quale viene chiesto cosa pensasse dell'attentato subito da me e dagli uomini della mia scorta e lo stesso, residente in un piccolo paese dei nebrodi (Cesarò) di 2319 abitanti, rispondeva che tutti in “paese” ( come se Cesarò fosse il centro del mondo) dicevano che “era tutta politica”. "Appare chiaro che chiedere al pregiudicato Belligambi cosa pensa di Antoci e come chiedere al figlio di Riina cosa pensa degli avversari istituzionali che hanno combattuto il Padre - dice - Ma c'è di più il Foti Belligambi è il medesimo che intercettato dalla DDA di Caltanissetta nel 2014 (mentre si stava costruendo il Protocollo) insieme ad altri sodali evidenziavano astio e rancore nei miei confronti anche utilizzando frasi ed insulti violenti a tal punto da portare la DDA di Caltanissetta ad intervenire sul Questore di Messina e sul Comitato all'Ordine e Sicurezza Pubblica al fine di attivare nei miei confronti un regime di protezione e scorta. E parla di "tanti esposti anonimi a tal punto che la magistratura, dopo attenta valutazione e trattazione, dichiarandoli calunniosi, fece partire un'apposita indagine durata sette mesi per consentire di individuarne gli autori". E cita passi del Rapporto Zoomafia dell'Antimafia presieduta da Rosy Bindi. "Arrivarono segnali di “mal di pancia” dalle altre province. Io ero già sotto scorta, da dicembre del 2014, e quando cominciarono a essere approvate le revoche, a un certo punto, il comitato per l'Ordine e la Sicurezza, il Questore e il Prefetto di Messina decisero di aumentare il livello della mia scorta, e quindi di passare da una macchina non blindata a una macchina blindata. Tutti questi passaggi si consumarono in un clima che si arroventava sempre di più perché i nuovi bandi funzionavano, il Protocollo funzionava, era stato firmato, allargato agli Enti regionali, e a un certo punto veniva spinto perché si era capito che avevamo non solo liberato gli agricoltori perbene, che potevano partecipare ai bandi perché i mafiosi erano stati finalmente estromessi, ma stavamo anche togliendo tutti i terreni che avevano ancora in mano alcune famiglie mafiose".

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