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Vedova vittima strada: "Chi uccise mio marito non ha mai scontato la pena"

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AdnKronos
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Palermo, 22 ott. (Adnkronos) - "Troppi incidenti mortali, troppa irresponsabilità, ancora troppa poca prevenzione, facciamoci un esame di coscienza tutti". E chi ha ucciso mio marito mentre guidava il suo tir non ha mai scontato un giorno di carcere nonostante la pena a 3 anni di reclusione. E' la denuncia di Marina Fontana, vedova di Roberto Cona, vittima di un incidente stradale e lei stessa rimasta gravemente ferita. "Quando ho iniziato la mia battaglia sull'omicidio stradale ero una vittima della strada che lottava ancora per guarire dalle gravissime ferite fisiche che avevo nel corpo dopo essere sopravvissuta ad un incidente stradale mortale, che la notte tra il 26 e 27 Luglio del 2013 ha distrutto la mia vita - dice -Eravamo in coda in autostrada, con mio marito viaggiavamo da Milano in Sicilia, fermi per una coda di macchine causata da lavori in corso, al chilometro 260, in Toscana vicino Firenze, tra Rioveggio e Barberino". "Un tir con un autista di nazionalità Turca, ci è venuto addosso con violenza, colpendo la nostra Lancia Thesis con la potenza distruttiva di una bomba - dice Marina Fontana - E 12 ore dopo, all'Ospedale Careggi di Firenze, dove siamo stati trasportati gravissimi sia io che Roberto, alle 13.15 del 27 luglio 2013, mio marito Roberto è morto, la chiamano morte cerebrale, abbiamo donato i suoi organi, e delle persone a me sconosciute, che so che stanno bene, vivono da allora grazie agli organi di mio marito. Sono bastati pochi secondi di irresponsabile follia, di un autista scostumato, che guidava il suo tir senza alcun rispetto delle regole del codice della strada, e senza alcuna attenzione per la vita delle persone a cambiare la vita di una famiglia appena formata, io e Roberto avevamo solo un anno e tre mesi di matrimonio e volevamo un figlio/a; questo bambino/a non è mai nato/a". "Questo signore, e non perché sia uno straniero, sarebbe stato lo stesso se fosse stato un italiano, ha cambiato per sempre il mio destino e quello della mia famiglia, senza mai pagare o chiedere scusa per quello che ha fatto - aggiunge la vedova di Roberto Cona - Lui, entrato in Italia dalla Turchia senza carta verde, controllato alla frontiera, perché chi doveva presidiare che fosse in regola con l'assicurazione, non si era accorto che la sua polizza non aveva valore in Italia, ma solo in Turchia. Questo signore, a distanza di quasi 6 anni dal gravissimo incidente mortale che ha provocato, è ancora libero, dal secondo giorno dopo l'incidente, pur avendo ucciso mio marito e ferito gravemente me, è tornato in Turchia e non ha mai pagato il suo debito con la giustizia, ne ha mai chiesto scusa".

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