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Corretto stile vita e prevenzione aiuta invecchiamento di ‘successo'

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AdnKronos
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Alba (Cn), 7 nov.(Adnkronos) - Entro il 2050, secondo stime recenti, il 22% della popolazione mondiale sara' over 60, il 9,4% avrà più di 80 anni mentre entro il 2035 saranno il 66% gli ultra settantantacinquenni affetti da 4 o più malattie croniche. Dati che rendono necessario aiutare gli individui a mantenere un'alta qualità della vita, incentivare la promozione e prevenzione della salute e garantire la sostenibilità della spesa sociale. Tre sfide a cui possono rispondere in modo positivo politiche e programmi che favoriscano un invecchiamento ‘di successo', ossia attivo e in salute. E quanto emerso dal convegno internazionale promosso dalla Fondazione Ferrero che ha richiamato ad Alba per tre giorni, da oggi a sabato, ricercatori, clinici, docenti universitari ed esperti per riflettere su quali strumenti adottare per assicurare un'elevata qualità della vita a una società che invecchia sempre più rapidamente. Durante il convegno, articolato in quattro sessioni, dedicate a cronicità, memoria, tecnologia e macrobiota intestinale, sono stati presentati i risultati di un progetto di ricerca tra Fondazione Ferrero, Università Cattolica e Policlinico Gemelli in collaborazione con l'Asl Cn2- Alba Bra. In particolare lo studio negli ultimi due anni ha esaminato ed elaborato i dati raccolti in quasi in dieci anni dalla Fondazione Ferrero confrontando un campione composta un migliaio di anziani, 500 dipendenti e pensionati del gruppo con almeno 25 anni di anzianità e frequentatori delle attività promosse dalla Fondazione, e 500 non frequentanti. Dai risultati è emerso che un programma di assistenza e invecchiamento attivo favorisce uno stile di vita più sano, un miglioramento degli aspetti cognitivi con la riduzione della spesa sanitaria per ricoveri e accessi in ospedale. "La Fondazione Ferrero da più di 33 anni si occupa di invecchiare con successo e dopo tanti anni di raccolta dati e di osservazioni abbiamo deciso di lasciare i nostri dati alla ricerca scientifica - ha spiegato Ettore Bologna, direttore medico scientifico della Fondazione Ferrero - e risultati ottenuti sono molto interessanti. Il modello consiste, infatti, in un approccio multidisciplinare per cercare di dimostrare che si può invecchiare bene ma soprattutto si può incidere meno sui costi sociali con delle pratiche non solamente mediche ma di rete sociale, di attività fisica, vita di relazione". In particolare, rileva il direttore scientifico della Fondazione Ferrero, dallo studio "emerge che il costo sociale di una persona anziana quindi con patologie può essere ridotto perché quello che viene dimostrato è che il consumo di farmaci è minore, l'accesso in pronto soccorso e' minore, che il numero di giorni di ricovero ospedaliero sono minori se si opera una politica di prevenzione". A questo proposito Ettore Bologna ricorda che una giornata di ricovero ospedaliero può costare in media sui 600 euro, un accesso al pronto soccorso con tutti gli esami che ne derivano ha un costo elevato. Se noi abbiamo meno giornate di degenza ospedaliera anche se facciamo qualche esame in più di prevenzione sicuramente avremmo sempre un saldo positivo sugli indici sanitari e quindi sul costo di questo soggetto sul welfare di un stato" Ma l'aumento della longevità offre anche opportunità sociali. "Partecipare a una vita in cui si possono imparare nuove cose, in cui la capacità residua dell'anziano può venire fuori, in cui la persona anziana può e deve rendersi conto che è ancora molto utile alla società, deve rimettersi in gioco. Questo fa si che soprattutto sul deterioramento cognitivo abbiamo un rallentamento dei meccanismi", conclude il direttore scientifico della Fondazione Ferrero.

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