Da Galileo ai vaccini, esperti 'danni enormi da antiscienza'
Roma, 28 nov. (Adnkronos Salute) - Il primo fu Galileo Galilei, poi toccò a Charles Darwin e oggi è la volta degli scienziati e dei vaccini. Ciclicamente torna all'attacco chi non crede nel progresso, nella ricerca e nella scienza. "Il virus dell'antiscienza produce imbecillità", ha esordito il filosofo Giulio Giorello aprendo il convegno 'I Costi dell'Antiscienza' promosso dall'Istituto Bruno Leoni, con la collaborazione di Bayer, a Roma al Centro Studi Americani. "L'antiscienza costa moltissimo - ha spiegato all'Adnkronos Salute Roberto Burioni, virologo dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e tra i relatori del convegno - in termini economici perché, ad esempio, un euro speso in vaccini ne fa risparmiare almeno 30 in cure. Ma c'è anche l'aspetto delle vite perdute, il dolore delle persone. Tutto questo non ha prezzo e non possiamo quantificarlo. Quando è accaduto che uno stato non ha ascoltato la scienza sono successi disastri. In Sudafrica il presidente Mbeki si convinse che l'Aids non era causato dall'Hiv, rifiutò le terapie, scelse cure diciamo alternative e sono morte 350 mila persone". Come ci si difende dall'antiscienza? "Oggi il mondo è cambiato, una volta gli scienziati e i medici erano ascoltati e le persone si fidavano - risponde Burioni - Non c'era bisogno di convincerle; ora invece occorre farlo. Quindi se sui social c'è uno spazio non deve essere lasciato a chi disinforma o racconta bugie pericolose ma va presieduto in modo corretto, con un linguaggio ufficiale e convincente". "A volte sono i medici che diffondono le bugie sulla scienza - avverte - Su questi casi dovrebbe intervenire con grande severità l'Ordine dei medici per sanzionare questi comportamenti. Però poi le bufale sono propagate dalla stampa e quindi anche in questo caso ci vorrebbe una presa di responsabilità da parte della categoria. Io ho visto in televisione un signore che, non so che mestiere faccia ma non è medico, sosteneva che la sclerosi multipla si può curare con la dieta. Se uno ci crede finisce sulla sedia a rotelle o peggio". Non solo medicina e scienza. Anche in agricoltura e nel settore alimentare esistono atteggiamenti anti-scientifici. "È facile dire che i cibi ultraprocessati fanno male - ha sottolineato Giorgio Donegani, tecnologo alimentare - e inserire in questa categoria alimenti che non hanno nulla a che fare, perché è un messaggio immediato e che ci tranquillizza. Ci diciamo che sono loro a farci male e sono corresponsabili del nostro stare male, e non siamo noi che invece dovremmo essere i primi responsabili. Quando si parla di cibi ultraprocessati si mettono da parte la composizione nutritiva, l'origine animale o vegetale, la categoria merceologica, si guarda il grado di processo ovvero le lavorazioni che hanno subito". "Ci sono però dei falsi miti - ha evidenziato - che sostengono questo atteggiamento: ad esempio che meno ingredienti ci sono, meglio è. Ma perché? C'è una filosofa anti-industriale di fondo che non riconosce anche il grosso valore del 'Made in Italy' alimentare preso come esempio di qualità nel mondo. Un successo dovuto alla capacità di industrializzare delle pratiche casalinghe che altrimenti non avrebbero avuto modo di estendersi". "La differenza che c'è in un sugo fatto in casa e uno confezionato acquistato al supermercato è minima e riguarda solo la dimensione di scala - ha proseguito Donegani - Ma se andiamo a vedere in casa, spesso ci troviamo di fronte a preparazioni fatte con ingredienti che forse sono stati conservati male. Non ci sono controlli a casa, ma nelle aziende sì perché devono rispettare regole ferree e criteri igienici. Non voglio demonizzare la cucina di casa - ha concluso - però è assurdo pensare che l'industria abbia qualche interesse a produrre cibi che ci fanno male".