Trieste: morta Maria Pasquinelli, una eroina per esuli istriani

domenica 7 luglio 2013
Trieste: morta Maria Pasquinelli, una eroina per esuli istriani
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Trieste, 4 lug. - (Adnkronos) - E' deceduta all'eta' di 100 anni a Bergamo, dove viveva da tempo, Maria Pasquinelli. Per gli esuli istriani, l'insegnante originaria della Toscana era l'eroina che uccise il generale Robert De Winton, che era il comandante della guarnigione britannica di Pola (ora Croazia ndr). "E' stata un luminoso esempio di coerenza assoluta, che pochi istriani hanno avuto. Coerenza che ha dimostrato di avere fino agli ultimi giorni", commenta con l'Adnkronos Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione degli istriani. "Gli ultimi a visitarla -prosegue Lacota- furono gli esuli polesani che quando a marzo la professoressa compi' 100 anni, le portarono un grande mazzo di fiori". Era il 10 febbraio 1947, data della firma del Trattato di pace, quando la donna sparo' per tre volte al generale, durante la cerimonia di passaggio dei poteri sul capoluogo istriano alle autorita' jugoslave. Immediatamente fermata e condotta al comando, in tasca le venne trovato un bigliettino nel quale spiegava le ragioni del suo gesto. In sintesi Pasquinelli non accettava che terre fino ad allora italiane finissero sotto la Jugoslavia di Tito. Processata davanti alla Corte militare alleata di Trieste, la Pasquinelli si dichiaro' colpevole e il 10 aprile fu condannata a morte. La donna si rifiuto ' di chiedere la grazia. Il 21 maggio 1947, anche in conseguenza delle pressioni fatte dall'Italia, la pena capitale fu commutata in ergastolo e Pasquinelli fu trasferita nel penitenziario di Perugia. Nel 1965 torno' in liberta'. "La scomparsa di Maria Pasquinelli porta con se' una pagina di storia memorabile: la sua luminosa figura di patriota e di fedele italiana, venne presto dimenticata dalle associazioni -afferma Lacota- perche' la sua figura era diventata scomoda, era tacciata di essere una fascista dura. Cosa che per gli esuli non era. Noi la stimiamo, per noi era un esmepio di patriottismo estremo", conclude Lacota.