(Adnkronos) - La piu' innovativa sperimentazione, mutuata dal MoMa di New York, e' appunto "La memoria del bello", il progetto che in questi mesi ha mobilitato alcuni Centri Alzheimer romani. Spiega Bartorelli: "Abbiamo condotto un gruppo di 12 pazienti in fase lieve-moderata alla Galleria d'Arte Moderna, accolti dalla direttrice Martina Di Luca (anche lei relatrice al convegno, ndr). E una settimana dopo, al Centro, abbiamo proiettato per loro il filmato della visita. Trascorso un mese, ne abbiamo messo alla prova la memoria. Infine abbiamo chiesto ai familiari se e che cosa fosse cambiato". Tutto cio' ha consentito di registrare per ciascun paziente una precisa griglia di reazioni cognitive, affettive e comportamentali, con note sulle loro manifestazioni verbali, ovvero sui commenti o racconti fatti durante ogni incontro. Dalle risposte dei familiari emerge che 11 dei 12 pazienti hanno riferito con entusiasmo l'esperienza, per molti nuova, descrivendo i dipinti, ricordando le impressioni ricevute, mostrando con orgoglio e custodendo con cura la cartellina con le opere viste ricevuta a fine visita. "Anche se affette da patologia cognitiva - insiste Bartorelli - queste persone sono in grado di valutare l'esperienza estetica col risultato che, in non pochi casi, si sono riattivate memorie lontane e una vitalita' apparentemente esaurita". Entrare in un luogo del bello, come ha detto un paziente, ha rinforzato autostima e senso di se'. Durante le visite, per di piu', nessuno si e' tirato indietro o ha manifestato disturbi del comportamento. A scanso di illusioni, va ricordato che la malattia e' tutt'oggi inguaribile e che comunque progredisce. "Ma alla luce dei fatti" sostengono le due esperte, "l'emozione estetica sembra capace di migliorare lo stato funzionale o comunque di minimizzare il peso esistenziale. L'arte e' un ricostituente della memoria, un'iniezione di vitalita"'.