Dall'Etruria alla Basilicata, gli scavi italiani da 'svelare'
Roma, 26 apr. (AdnKronos) - (di Carlo Roma) - Dalle aree etrusche, nelle quali si continua a scavare, al sito archeologico di Pompei, in cui le scoperte "sono all'ordine del giorno", passando per la necropoli del Vaticanorecentemente individuata oppure per alcune aree della Sardegna e della Basilicata. Sono tante le zone archeologiche che in Italia ancora possono riservare delle sorprese agli studiosi. Parola del direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Valentino Nizzo, che con l'AdnKronos fa il punto sui nuovi campi d'indagine nel nostro Paese dopo la scoperta di una tomba completamente nascosta sotto sabbia e detriti, messa a segno da una missione di scavo italo-egiziana (Egyptian-Italian Mission at West Aswan - Eimawa 2019), ad Assuan in Egitto. "Le scoperte sono ancora all'ordine del giorno anche se, prima o poi, si esauriranno progressivamente. Io stesso tra il 2013 e il 2014 - racconta Nizzo - quando ero funzionario archeologo della Soprintendenza dell'Emilia Romagna ho avuto l'opportunità di scoprire una porzione di necropoli inviolata con delle tombe intatte del VII secolo avanti Cristo degli etruschi nell'area padana. La scoperta avvenne a Castenaso, un paese vicino a Bologna. Un'équipe della Soprintendenza dell'Etruria meridionale, negli ultimi anni, ha realizzato scoperte molto importanti a Vulci, nell'alto Lazio, una delle città etrusche più famose ma anche più saccheggiate. Spero ora di poter avviare il restauro di una tomba scavata nel 2008 a Veio, vicino a Roma, in una località che si chiama Oliveto. Era una tomba a tre camere del VII secolo avanti Cristo: una camera era intatta e ha restituito centinaia di oggetti". Scendendo più a sud, a Cuma, nell'ambito del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, " l'équipe del Centro Jean Bérard di Napoli, un istituto di ricerca francese con sede in Italia, scava da anni una porzione della necropoli pre-romana e romana di Cuma che ha messo in luce delle realtà straordinarie". Oltre a Cuma, anche il sito archeologico di Pompei "ha naturalmente una sua necropoli. Pompei è, per eccellenza, la città intatta, congelata dall'eruzione. Lo scavo della necropoli è stato particolarmente fruttuoso e lo sarà ancora dal momento che non è ancora terminato. Non solo si trovano le tombe, ma si trova anche la superficie delle tombe stesse, ovvero gli spazi in cui i sopravvissuti veneravano i propri morti. Le possibilità di scavo nei contesti civili sono all'ordine del giorno". Quanto invece ad Ercolano, la situazione è "più complessa" perché bisogna "scavare al di sotto dalla città, a molti metri di profondità e in condizioni non facili". Nizzo, allargando la sua panoramica, ricorda una necropoli "eccezionale come quella di Pompei, la Necropoli della Via Triumphalis che si trova sotto il Vaticano e che ha restituito un paesaggio funerario quasi intatto. E' una scoperta realizzata qualche anno fa". Ma anche le nostre isole potranno, nei prossimi anni, continuare a 'stupire': in Sardegna, ad esempio, è venuta alla luce "negli anni Settanta quello che oggi è diventato uno dei contesti archeologici più famosi dell'isola, l'area dei giganti del monte Prama. Non tutti sanno che quella è una necropoli e probabilmente le statue erano sovrapposte a delle tombe semplicissime che risalgono al IX-X secolo avanti Cristo, scavate nel terreno calcareo. Sopra c'era una lastra di copertura sulla quale sono state collocate le statue monumentali. Quella necropoli è un tesoro in tutti i sensi". Sempre nel sud Italia, un territorio di ricerca è rappresentato dalla Basilicata che "ha dato maggiori soddisfazioni negli ultimi 30-40 anni perché i luoghi meno urbanizzati sono quelli che hanno avuto meno consuetudine con l'archeologia e quindi riservano le sorprese più straordinarie". Nizzo specifica, infine che per un archeologo, "il tesoro sono le informazioni associate agli aggetti o ai resti umani che erano originariamente i proprietari di quegli oggetti. Si può essere contenti di aver trovato un tesoro anche di fronte a tombe relativamente povere ma intatte. La quantità di informazioni che oggi l'archeologia riesce a recuperare è incredibile", conclude.