Roma, 9 ott. (Adnkronos) - Dove fino al 2010 c'era un'area abbandonata nel cuore del quartiere romano di testaccio, adesso sorgerà un grande spazio pedonale verde. E questo grazie alla campagna di scavi della Soprintendenza archeologica capitolina, codotto tra il 2011 e il 2013 dall'archeologo Renato Sebastiani in collaborazione con il Reale Istituto Neerlandese e la codirezione dell'archeologo olandese Gert-Jan Burgers. "In tre anni -racconta Sebastiani- la Soprintendenza ha portato a termine un progetto di pulizia, recinzione, scavo e documentazione. Ora restituiremo al rione un'area che presto diventerà un attraversamento pedonale pubblico, nel verde. Le strutture archeologiche rinvenute, di grandissimo interesse scientifico, saranno protette e ricoperte fra pochi giorni". La campagna di scavo della Soprintendenza delle imponenti arcate, i resti della navata XVI, una delle cinquanta che costituivano la Porticus Aemilia, un gigantesco edificio di 487 metri x 60, compreso tra le attuali vie Franklin, Marmorata, Branca e Vespucci. Si tratta di un edificio che faceva parte di un complesso sistema di infrastrutture che, all'inizio del II sec. a. C. venne realizzato dove sorge ora il quartiere Testaccio, che arrivava al porto fluviale, sul Tevere, destinato a far fronte alle esigenze di una città in espansione, alla quale non bastava più l'approvvigionamento assicurato dall'approdo al Campo Boario. Il porto fluviale e la Porticus Aemilia hanno operato per circa 8 secoli, fino al VI d.C. Nel corso dei secoli l’immenso edificio è stato oggetto di diversi cambiamenti e adattamenti interni ed esterni testimoniati anche dai due ambienti emersi nella navata XVI, quasi sicuramente destinati a magazzini di derrate alimentare. Un'ipotesi rafforzata dal ritrovamento di chicchi di farro carbonizzati, e il farro era un cereale fondamentale nella preparazione del pane romano. (segue)




