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Libia: Camera commercio Italiana, cresce richiesta aziende, serve accordo

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Roma, 8 gen. (Labitalia) - "Le imprese che operano in questo momento in Libia sono sempre in numero ridotto, ma da parte delle amministrazioni locali nel Paese è sempre più in crescita la richiesta di aziende per ricostruire tutto, dalle strade agli ospedali. Ci sono progetti importanti, ma si deve trovare l'accordo, la pace. Lo vuole soprattutto la popolazione libica". Così Gian Franco Damiano, presidente della Camera di commercio Italo-Libica, racconta a Labitalia la situazione nel Paese dopo l'ennesimo attacco terroristico. E per l'Italia non è il momento di stare ferma, incalza Damiano. "Le richieste di aziende arrivano dalla Cirenaica, vicino a Bengasi, in particolare. E proprio a Bengasi ci è stato segnalato che sono arrivate delle aziende cinesi. Sempre a Bengasi -aggiunge- è stata incendiata l'università, costata un miliardo di euro, che dovrà essere ricostruita". In questo momento, continua Damiano, la Libia ha "bisogno di imprese di costruzioni, di manutenzione, di impiantistica: c'è da fare di tutto nel Paese, e c'è la voglia di ripartire". In questa ripartenza, spiega Damiano, "l'Italia c'è nella misura in cui la politica accelera certi processi". "Non bastano - avverte - comunicati e interviste, in passato abbiamo dormito, adesso si deve prendere in mano la situazione, altrimenti lasceremo tutto agli altri e noi resteremo con il cerino in mano. Quindi -sottolinea- speriamo che ci si la svolta e che saremo capaci di un coordinamento sul territorio libico". Libia che, sottolinea Damiano, non sta con l'IS. "Da Bengasi -conclude- ci arrivano voci di 3mila combattenti tunisini, tra cui molti minorenni, che che si sono affiliati nella zona tra Bengasi e Sirte. I libici non vogliono più questa situazione, vogliono la pace".

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