C'è una Bolla che sta gonfiandosi minacciosa nei conti delle famiglie americane. E' quella dei costi scolastici, che può minare la ripresa stessa dell'economia del Paese. Il volume di denaro che gli americani devono alle banche e alle finanziarie che anticipano le spese per i college (sono i primi 4 anni dopo le scuole medie superiori, quelli che servono per ottenere il diploma universitario ) e per le specializzazioni universitarie successive (il numero di anni varia a seconda del ramo scelto per diventare avvocati, o medici o ingegneri) è cresciuto l'anno scorso più di quanto non si credesse, ed era già una soglia spaventosa. Adesso, ha comunicato il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), l'ufficio governativo per la tutela dei consumatori che è stato creato dopo la crisi del 2008, i debiti sono superiori al trilione, cioè a 1000 miliardi di dollari. Il dato è di circa il 16% più elevato rispetto a quello fornito qualche settimana fa, sempre relativo all'anno passato, dalla Federal Reserve Bank di New York. La nuova stima del CFPB, basata su sondaggi tra i prestatori privati di fondi, è stata data alla stampa durante una conferenza bancaria ad Austin, in Texas, e dovrà essere confermata definitivamente l'estate prossima, quando il campione analizzato sarà più completo. La spiegazione per l'incremento data dal CFPB poggerebbe su due fattori. Uno è la crisi economica, che ha abbassato le chance di trovare un lavoro per i giovanissimi, di fatto spingendoli ancor più a “parcheggiarsi” nelle università. L'altro è la continua ascesa dei costi delle rette dei colleges, per i quali l'imputato principale è l'incremento continuo dei finanziamenti statali alle università pubbliche o parapubbliche. Ciò può suonare paradossale soltanto a chi non accetta la lezione di base sul ruolo nefasto che può avere lo stato quando interviene massicciamente nel sostenere qualsiasi istituzione. Più lo stato dà, più la burocrazia “politica” che gestisce l'ente finanziato è portata a spendere inseguendo agende ideologiche, o comunque esposte agli sprechi e alla corruzione. I debiti a carico dei giovani che escono con il diploma ma con un fardello di cambiali per gli anni a venire, temono ora gli analisti del mercato immobiliare, sicuramente influenzeranno in negativo la loro predisposizione ad acquistare la prima casa. E ciò sottrae un protagonista importante del settore del mattone, che è oggi quello in maggiore ritardo sul piano macroeconomico e che fa più temere una ricaduta nella recessione. Se invece sono le famiglie stesse a doversi sobbarcare i debiti dei figli laureandi o appena laureati, infine, ciò si riflette su una minore propensione ai consumi generali della gente, proprio nel momento in cui il prezzo della benzina è ai suoi massimi da anni. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi