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Pensioni, il governo pensa alle casse private: rischio tassa sui professionisti

Il consiglio di Stato impone la spending review generalizzata: tagli sui costi fino al 10%, i risparmi andranno al Tesoro. In bilico 50 miliardi

Giulio Bucchi
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di Antonio Castro Costrette a risparmiare, ma scippate dei risparmi imposti per legge. Quattrini che finiranno dritti dritti all'Erario. È un paradosso giuridico, e al buon senso, la sentenza dei Consiglio di Stato che fa rientrare le 20 casse previdenziali privatizzate (quelle che gestiscono contributi e pensioni di oltre 2 milioni di professionistri), nel «perimetro dell'amministrazione pubblica». Da giovedì scorso una sentenza del Consiglio di Stato ha messo nero su bianco che «la privatizzazione è una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo». E quindi la privatizzazione è un mero atto amministrativo, il fatto che gli enti previdenziali dei professionisti non prendano un euro dallo Stato un dettaglio trascurabile, e due sentenze del Tar possono essere buttate via e si può tirare l'acqua. È un pasticcio giuridico che rischia di finire davanti alla Corte Costituzionale, «per sostenere i nostri diritti sanciti dalle leggi di privatizzazione», ammonisce il presidente dell'Associazione degli enti previdenziali privatizzati (Adepp), Andrea Camporese, «e percorreremo anche la via della Corte di Giustizia Europea». Ma cosa è successo? A via XX Settembre  si è pensato bene di applicare i tagli previsti per il 2012 e il 2013 (introdotti con la spending review), anche alle 20 casse previdenziali private e privatizzate (leggi 509 e 103). Leggi l'articolo integrale di Antonio Castro su Libero in edicola oggi, sabato 1 dicembre

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