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Governo, Renzi taglia gli sgravi: via 780 euro a 5 milioni di famiglie

Giulio Bucchi
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Un momento di lucidità c'è stato negli ultimissimi giorni e il governo in effetti ha meditato il passo indietro. Qualche (timida) polemica, del resto, ha costretto l'esecutivo di Matteo Renzi a valutare a fondo il blitz sulle detrazioni fiscali per i coniugi a carico. Un giro di vite fiscale inserito a fari spenti nel comunicato con cui l'ex sindaco di Firenze ha illustrato, alcune settimane fa, il «mitico» job act del Partito democratico. Salvo rare eccezioni, non se n'è accorto praticamente nessuno: stiamo parlando di una stangata clamorosa che colpisce oltre 5 milioni di famiglie alle quali Renzi toglierà la bellezza di 65 euro al mese. Calcolatrice alla mano, vuol dire 780 euro l'anno. Tuttavia, non ci sono speranze: la mazzata vedrà la luce nella versione finale del disegno di legge che i tecnici di Palazzo Chigi hanno messo a punto e che giusto ieri è stato presentato al Senato per l'inizio del prescritto iter parlamentare. Ci vorrà qualche mese, dunque, prima che i salari vengano messi a dieta. E non resta che sperare in qualche ripensamento nel corso dell'esame a Palazzo Madama e Montecitorio. In ballo, come accennato, c'è lo sconto in busta paga (tecnicamente si tratta di uno sgravio sulla trattenuta Irpef effettuata dai datori di lavoro) riconosciuto dallo Stato a chi ha il coniuge a carico (perché disoccupato o con entrate ridicole). Un sussidio pubblico, che si aggiunge ad altri sconti fiscali (come quelli per i figli), finito nel mirino del governo. La norma deve essere ancora scritta, ma le carte preparatorie di Palazzo Chigi parlano chiaro: Renzi vuole «abolire la detrazione per il coniuge a carico e introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino sotto una determinata soglia di reddito familiare». Nel testo presentato al Senato si parla di «armonizzazione»: espressione meno spudorata, ma che conferma la volontà di intervenire sugli sgravi per le famiglie. L'obiettivo del governo è spingere le aziende ad assumere donne in cambio di uno sconto fiscale offerto sotto forma di credito di imposta (tax credit). Di là dalla filosofia della misura (che da un lato favorisce l'occupazione femminile e dall'altro, però, sembra discriminare sia le donne che vogliono stare a casa sia quelle che hanno a carico il marito), vale la pena soffermarsi su quante imprese, in questa fase, anche in cambio di un'agevolazione tributaria, possano assumere. Probabilmente, molto poche. Non solo. L'altro aspetto controverso emerge se si confronta questa misura con lo sconto fiscale Irpef che Renzi va sbandierando da quasi un mese. La platea è quasi sovrapponibile: buona parte dei lavoratori con reddito fino a 25 mila euro, destinatari dello sconto Irpef annunciato dal premier, hanno probabilmente anche il coniuge a carico. Il risultato è evidente. Per 80 euro in più se ne perderanno 65: il beneficio effettivo, perciò, per una fetta enorme di contribuenti si riduce alla miseria di 15 euro al mese, 180 euro l'anno. tempi - va detto - non coincidono. Il bonus da 80 euro, salvo sorprese, arriverà con le buste paga di maggio, mentre la stangata da 65 euro deve ancora compiere il lungo percorso in Parlamento. Nella peggiore delle ipotesi entrerà in vigore a gennaio 2015 e questo garantirebbe - per i contribuenti con basso reddito e coniuge a carico - un aumento secco dello stipendio fino a 80 euro per soli 8 mesi. Con l'anno nuovo, lo sgravio potrebbe essere sterilizzato dal giro di vite sulle detrazioni. Senza dimenticare che le coperture per la riduzione dell'Irpef vanno ancora trovate. Il quadro sarà chiaro martedì quando il Documento di economia e finanza sarà approvato dal consiglio dei ministri. Nel Def si tracceranno le direttrici anche per le risorse da usare nella manovra Irpef: per il 2014 servono 6-7 miliardi di euro, mentre a regime, dal 2015, si passa a 10 miliardi. Il grosso dovrà arrivare dalla spending review, cioè dalle riduzioni sulle spese dello Stato. Dei 4 miliardi di tagli individuati per quest'anno 300 milioni arriverebbero dalla sanità ai quali ne andrebbero aggiunti altrettanti per effetto della stretta sugli acquisti di beni e servizi (800 milioni i risparmi complessivi attesi nel 2014) che investirà anche le convenzioni degli ospedali: dai servizi di ristorazione e sicurezza a quelli di lavanderia. di Francesco De Dominicis

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