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Cgia Mestre, ecco i lavori che sfidano la crisi

Giulio Bucchi
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Eppure qualcosa si muove. Anche nel variegato mondo delle micro e piccole imprese. Ci sono artigiani che hanno tenuto duro, hanno combattuto e hanno vinto. Crisi battuta, ko, kaputt. C'è da esserne orgogliosi. Non solo perché il loro fatturato è cresciuto, ma anche perché sono riusciti a creare nuovi posti di lavoro. Stiamo parlando di specializzazioni dure, in cui, spesso, bisogna sporcarsi le mani. Di quelle snobbate da molti che preferiscono il posto fisso o più consono alle proprie aspettative o preparazione scolastica. E per questo, visti i tempi, che rischiano di restare delle chimere. Insomma, per chi è disposto a sgobbare sodo e rischiare in proprio, il posto c'è. A volte è richiesto un sacrificio personale non indifferente: alzarsi in piena notte per preparare un impasto, tanto per dirne uno. Ma i risultati e le soddisfazioni, numeri alla mano, arrivano. Nel 2013, dice un rapporto targato Cgia di Mestre, le prime 20 attività artigianali in maggiore crescita hanno creato almeno 24 mila nuovi posti di lavoro: «Un numero che, a grandi linee, corrisponde a quello dei dipendenti della Fiat presenti in Italia». In totale le prime 20 categorie selezionate contano 462.875 posizioni, di cui 23.935 create nel 2013. Ma chi sono questi eroi che sono riusciti a fare meglio, per l'Italia, di Sergio Marchionne? O meglio, visto che la classifica stilata dall'associazione degli artigiani li raggruppa per categoria merceologica, quali sono le attività che hanno registrato numeri controcorrente? Sono queste: «Pizza al taglio, gastronomie, rosticcerie, friggitorie, addetti alle pulizie, estetiste, serramentisti, panettieri, giardinieri, gelatai e dipintori», dice sicuro l'ufficio studi Cgia. La stessa associazione mette in guardia da possibili storture nell'interpretazione dei dati. In molti casi, sottolinea, si tratta di micro attività con fatturati modesti. Per questo, quando si leggono incrementi percentuali a tripla cifra è necessario tenere conto della postilla. Triplicare un giro d'affari di 5.000 euro è ovviamente meno complesso che farlo con uno di qualche milione. Lo stesso vale per gli incrementi sul numero degli imprenditori: se raddoppia una categoria che conta poche imprese, è un segnale importante ma irrilevante se confrontato con un piccolo aumento di una categoria molto numerosa. Lo si può ben vedere nella tabella a corredo. In ogni caso, i posti di lavoro sono posti di lavoro, non si scappa. Fatte le dovute premesse, ecco i dati dei trend di crescita registrati dalle principali attività artigiane nel periodo 2009-2013 da prendere, come da consiglio, con le pinze: i tatuatori hanno segnato la variazione positiva più marcata: + 442,8%. Seguono i pasticceri, con +348%, i pellettai, con +216,3%, gli addetti alle pulizie, con + 199,1% e i grafici, con + 189,8%.  «Nel 2013, sebbene a livello nazionale l'artigianato abbia perso quasi 28 mila imprese, abbiamo potuto registrare una forte espansione delle professioni legate ai settori dell'alimentazione e dei servizi» sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi. «La manifattura e le costruzioni, invece, continuano a segnare il passo. L'esplosione di molte attività è sicuramente legata al nuovo stile di vita che la crisi ha imposto alle famiglie italiane». Secondo Bortolussi, questi numeri sottolineano il desiderio delle famiglie italiane di mantenere, quanto più possibile, le proprie abitudini. Così «si va meno al ristorante o in pizzeria, ma alla cucina etnica o alla pizza non si rinuncia. Il boom di aperture registrato dai take-away è riconducibile proprio a questa nuova tendenza». Oppure si taglia qualcosa di costoso per gratificarsi con qualcos'altro di più cheap: ci si priva di un capo di abbigliamento o di qualche giorno di vacanza - dice ancora il segretario - «ma non si può fare assolutamente a meno al trattamento del corpo o alla manicure». Poi c'è la casa, la grande passione degli italiani. Si costruisce sempre meno, questo è un dato di fatto. Invece di cambiare appartamento in tanti «aggiustano» le dimore, complice anche, per il 2013, del bonus-casa attivato dal governo: «Le abitazioni esistenti hanno bisogno di interventi manutentivi che molto spesso si traducono nella sostituzione delle porte e delle finestre o attraverso la tinteggiatura delle pareti interne/esterne», conclude Bortolussi. Così gli artigiani-serramentisti e montatori di mobili sono numericamente cresciuti, nel 2013 del 132%. Le agevolazioni governative riguardo le ristrutturazioni e l'acquisto di mobili continuano, seppure con maggiori vincoli, anche quest'anno. Molto probabilmente il trend di crescita degli addetti in questo comparto potrà segnare un altro balzo in avanti. Se il lavoro non manca, c'è posto per tutti. Peccato che tanti altri artigiani, non possano dire la stessa cosa. Antonio Spampinato

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