Niente più soldi dalle Assicurazioni. Il colpo di mano: pagheremo tutto noi
Mentre nell' opinione pubblica impazzano le discussioni su Family day e Schengen, il governo allunga nuovamente la manina lesta sui risarcimenti dei danneggiati da circolazione stradale. Ieri 26 gennaio è iniziata la discussione in Commissione Industria al Senato del cosiddetto "ddl concorrenza", con i relatori Tomaselli e Marino che mirano all' approvazione del testo entro la prima decade di febbraio. Ricorderanno i lettori che grazie alla battaglia delle associazioni rappresentanti le vittime della strada, ma anche di Libero, il testo di legge iniziale subì in prima lettura alla Camera importanti modifiche che lo ricondussero a un minimo di equità e giustizia. In particolare, il governo attaccò frontalmente le carrozzerie per ridurre i costi delle polizze auto, ma Federcarrozzieri replicò con una protesta mai vista prima, a tutela sia della categoria ma anche e soprattutto della libertà del danneggiato di riparare la propria auto con i ricambi migliori e non con quelli di terza scelta. Ecco, adesso ci risiamo: benchè i ricavi dichiarati dalle compagnie relativi all' anno 2014 siano di 16 miliardi di euro, l' Ania (associazione nazionale imprese assicuratrici) torna alla carica, e per mano di alcuni senatori propone emendamenti che potremmo definire involutivi, visto che fanno rientrare dalla finestra di Palazzo Madama le solite restrizioni a tutele e risarcimenti. L'operazione legislativa è subdola, perché viene riproposto quanto già eliminato a furor di popolo dal testo approvato alla Camera. Vediamo dunque quali sono i trabocchetti che incidono negativamente su tutti gli italiani proprietari d' auto. Innanzitutto il ritorno alle tabelle ministeriali ammazza-risarcimenti al posto delle tabelle milanesi consolidate dalla Cassazione, oppure in alternativa l' eliminazione del danno morale dei danneggiati. La decadenza dal diritto al risarcimento se non viene inviata la richiesta-danni all' assicurazione entro 90 giorni dall' incidente. La liberalizzazione delle clausole vessatorie nelle polizze. La valenza probatoria a dir poco oracolare della scatola nera. In particolare, tutti gli emendamenti a firma dei senatori Di Biagio, Pelino, Scalia, Mandelli relativi all' art. 4 mirano a neutralizzare le diminuzioni tariffarie, quelli relativi all' art. 5 a penalizzare i danneggiati nell' assegnazione delle classi di merito, quelli all' art. 6 a rendere impossibile l' indicazione dei testimoni decorso un breve termine (palese il contrasto con le norme dell' ordinamento processuale civile italiano), quelli all' art. 7 a togliere gli sconti per chi installa la scatola nera, mentre quelli all' art. 9 sono ad contrariis tesi ad escludere sanzioni per le compagnie in caso di violazioni alle norme sulla scatola nera. I parlamentari fautori di tali performances legislative sono di vario colore, perché strizzare l' occhiolino alle assicurazioni è un vizio bipartisan. Non usa mezzi termini contro la senatrice Vicari, sottosegretario dello Sviluppo economico e assidua promotrice della cosiddetta "riforma rc auto", il presidente dell' Aneis (associazione nazionale esperti infortunistica stradale) Giovanni Polato: «Cara senatrice, la volontà di ridurre drasticamente i risarcimenti grida vendetta a fronte degli utili miliardari che le imprese di assicurazione incamerano ogni anno. Lasci in pace le vittime della strada e permetta ai tribunali di stabilire il "giusto risarcimento" costituzionalmente previsto». Stefano Mannacio del Cupsit aggiunge: «Siamo preoccupati perché, finita la crociata contro i carrozzieri, è ricominciata al Senato quella contro il danneggiato». Stupisce soprattutto che senatori eletti dagli italiani remino contro i diritti e le garanzie costituzionali poste a tutela dei diritti dei loro elettori. La materia è delicata e vertendo in tema di assicurazione obbligatoria tocca le tasche di tutti. Sarebbe opportuno che norme così rilevanti da comportare importanti modifiche all' ordinamento civilistico non venissero agevolate da manine leste in emendamenti, ma fossero almeno oggetto di un minimo dibattito pubblico. In questo caso lo spot a Renzi non riuscirebbe, quindi tutti tacciono. Noi no. Matteo Mion