Carta straccia? Le parole di Draghi: banche e conti, è panico in Italia
I banchieri italiani non troveranno molte ragioni di soddisfazione nell'audizione di ieri di Mario Draghi al Parlamenmto europeo. Dalle sue dichiarazioni non arrivano parole di conforto. Solo il fatto che, almeno per quest'anno, non verranno richiesti altri aumenti capitale e forse sul “bail in” si possono fare alcune piccole eccezioni. Il mercato, già entusiasmato da Tokyo mette il turbo: Bper +10,13%, Mps +9,21%, Banco Popolare +7,31%, Bpm +5,65%, Intesa Sanpaolo +3,51%, Unicredit +3,47%, Mediobanca +2,9% e Ubi +1,4% . Una lettura più approfondita però dovrebbe imporre prudenza. Le comunicazioni suonano stonate per il sistema italiano. Draghi nega che siano in corso trattative per inserire nel menu di acquisti della Bce anche le quote delle discariche in cui verrano raggruppati i crediti marci delle banche italiane. Ma soprattutto ha invitato la Commissione a irrigidire il giudizio sui titoli di Stato. Finora è prevalsa l'idea che tutta la carta emessa dai governi europei sia esente da rischi. La crisi economica, però, ha imposto il salto di parametro. «Dobbiamo adottare il giusto approccio per quanto riguarda la ponderazione di rischio di titoli sovrani» ha dichiarato il banchiere. Insomma i Btp non sono sicuri al cento per cento. Si rende necessario un nuovo criterio di classificazione perchè il rischio zero esiste solo per tedeschi e poco altro. Per le banche italiane sarebbe un'operazione molto sanguinosa. I 450 miliardi di Btp detenuti dal sistema non sarebbero più al sicuro. Sarebbe necessario mettere un fondo di garanzia. Una bella salassata. Ma non l'unica. La Bce non aiuterà le banche italiane più di quanto non stia facendo con il resto del sistema europeo. «Non so da dove venga fuori la storia che la Bce intende comprare crediti deteriorati italiani. Non c'è nessuna trattativa con Roma». Mario Draghi, nella audizione al Parlamento europeo gela le voci circolate in mattinata. Sui giornali tedeschi era comparsa la notizia che la Bce intendeva acquistare quote delle discariche in cui verranno messi i crediti marci delle nostre banche. Il fatto che le anticipazioni siano comparse sulla stampa di Francoforte lascia il dubbio di una qualche strumentalizzazione per costringere il banchiere italiano a uscire allo scoperto. La risposta non può che essere una smentita. C'è solo uno spiraglio istituzionale: «Si tratta di vedere se le sofferenze sotto forma di Abs possono essere accettate come collaterale. Ma questo non è un acquisto». Per il resto non risparmia le critiche a quanto chiedono la sospensione delle nuove regole. Innanzitutto la Banca d'Italia rimasta scottata dal terremoto fra i risparmiatori causato dal'insolvenza di Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. La bacchettata di Draghi arriva netta: «Le regole sono appena entrate in vigore, si pensa già a una loro revisione: mi pare un po' difficile». C'è solo un piccolo spiraglio. Il buon senso che serve per distinguere le varie categorie di creditori. Probabilmente i depositi sono del tutto a sicuro. Ma si tratta di intenzioni, non ancora di fatti. Dopo le bastonate è arrivata lo zuccherino. «La Bce è pronta a fare la sua parte. Come abbiamo annunciato a gennaio, il consiglio direttivo esaminerà e, eventualmente, riconsidererà l'orientamento di politica monetaria ai primi di marzo», Il bazooka è sempre più armato. di Nino Sunseri