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La nuova mappa dei paradisi fiscali: ecco dove si rischiano le sanzioni

Giovanni Ruggiero
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Con la legge di Stabilità 2016 cambiano i criteri per definire i paradisi fiscali. La novità sembra portare una semplificazione, riporta il Sole 24 ore, visto che nel testo unico delle imposte sui redditi (nuovo articolo 167, comma 4) si dice che: "i regimi fiscali, anche speicali, di Stati o territorio si considerano privilegiati laddove il livello nominale di tassazione risulti inferiore del 50% di quello applicabile in Italia". Rispetto alla black list in vigore dal 2001, con questa novità l'elenco dovrebbe passare da 49 a 20 Paesi, ma alcuni aspetti poco chiari della norma espongono le società che decolizzano in paesi con fiscalità agevolata a rischi di contestazione. I dubbi - Innanzitutto non sembra semplice definire quale sia l'aliquota su cui far riferimento per definire la tassazione nominale in Italia. Secondo i chiarimenti del 2010 nel Tuir, si dovrebbero considerare solo Ires ed eventuali addizionali, escludendo Irap. Stando così le cose, rientrano nei criteri di paradiso fiscale i Paesi con tassazione inferiore al 13,75%. Ma nel 2014 l'aliquota Ires calerà al 24%, quindi il riferimento dovrà essere del 12%. Fermo restando queste percentuali, resta da determinare il livello di tassazione nel paese di destinazione, un'impresa non facilissima visto che ci sono Paesi che adottano un sistema progressivo a scaglioni. Il nuovo approccio adottato in Italia però sembra non andare d'accordo con le linee guida stilate dall'Ocse, che continua a raccomandare il vecchio metodo delle black e white list

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