Borsa, cecchini in azione. Ecco quali titoli affondano: chi rischia di perdere tutto
Sotto a chi tocca. C'è una caratteristica che distingue la lunga discesa della Borsa, giunta alla nona seduta consecutiva (quasi un record) rispetto ad altre fasi negative: stavolta i privati c'entrano pochi. A vendere, con determinazione e senza esitazioni come tanti cecchini, sono investitori professionali, gestori italiani e stranieri. La piccola speculazione dei privati, quella che tende a sopportare con pazienza le notizie negative, non c' entra affatto. Anche così si spiega perché, in un trend generale al ribasso che ha diverse motivazioni, mai come stavolta ci sono stati tanti cali a doppia cifra. I professionisti, insomma, non perdonano promesse avventate o attese di utili che non si vedranno per un po'. Sotto tiro sono finite così società che hanno riservato sorprese negative. In cima alla lista figura Trevi finanziaria, già stimata multinazionale delle trivelle nel cui capitale a suo tempo è entrato persino il Fondo Strategico Italiano (scuderia Cdp). La società, che ha rinviato l' approvazione dei dati dopo aver preso atto delle incertezze circa l' esito delle negoziazioni con i creditori, ha perduto ieri un altro 11% (il 66% da inizio anno). Ormai l' azienda vale solo 60 milioni. Non va molto meglio ad Astaldi, una delle più importanti società italiane del settore costruzioni, famoso per i metrò (pensiamo alla linea 5 a Milano), le autostrade ed i ponti, in Italia ed all' estero. Il possibile fallimento del Venezuela ed i problemi della Turchia hanno fatto precipitare in pochi giorni la situazione: ieri la società ha perduto il 33% (il 60% da inizio anno). È la risposta dei gestori alla richiesta di mezzi freschi: 400 milioni, di cui 200 in aumento capitale e altrettanti in altri strumenti finanziari. Troppi o troppo pochi, perché i broker sono convinti che un vero risanamento costerà assai di più. La "mazzata" non si è limitata a titoli di piccole o medie dimensioni, ma ha investito anche le blue chips. Un fulmine a cielo (quasi) sereno ha folgorato martedì il titolo Saipem, quando si è saputo che la società era stata esclusa dall' indice Msci Global. Un inatteso colpo basso perché meno di un mese fa il team di analisti della Morgan Stanley aveva confermato il rating Overweight ("sovrappesare") sul titolo, con un obiettivo di 5,5 euro ben al di sopra dei 3,42 euro segnati ieri sera dopo aver perso il 10% circa in due giorni. A questo punto, secondo gli analisti di Hsbc, il titolo è un affare, con un guadagno potenziale del 40%. Chissà. Un consiglio del genere, stavolta sulla capofila della Difesa italiana, Leonardo, arriva da Equita Sim. La società ha riservato la scorsa settimana una gran brutta sorpresa ai suoi azionisti: un inatteso profit warning dopo aver corretto al ribasso le stime sulle vendite e sui profitti degli elicotteri della controllata Agusta Westland. Una notizia che è costata un terzo del valore del titolo, reduce da nove sedute al ribasso. Ma ieri, complice il giudizio del broker, è arrivata la riscossa: +4,6% grazie anche agli ordini di aerei a corto raggio ad ATR, la joint venture paritetica tra Airbus e Leonardo. Dopo la caduta verticale delle quotazioni, sostiene il broker, il titolo può essere un affare. Non sembra che sia così per Ferragamo, sotto ieri del 4% abbondante dopo una serie di dati deludenti. La griffe fiorentina del lusso ha avvertito che le speranze di miglioramento sono deboli anche per il 2018, anche se molto dipenderà dalla nuova collezione. Insomma, i cecchini dei mercati non risparmiano nessuno: pronti ad investire, altrettanto rapidi ad uscire. di Ugo Bertone