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Banche, torna l'incubo dei fallimenti: Carige, effetto domino sugli istituti italiani

Giulio Bucchi
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Torna l' incubo dei fallimenti bancari. La Borsa reagisce con un sussulto dello 0,2%. Un movimento irrilevante dopo nove ribassi consecutivi. La situazione resta molto grave. Il titolo Carige è stato sospeso per tutto il giorno. Il Creval ha dimezzato le quotazioni dopo l' annuncio dell' aumento di capitale di 700 milioni. Ieri ha perso ancora il 19% a 1,15 euro, che tuttavia rappresenta un valore puramente indicativo. Non ci sono stati scambi. Se l' aumento di capitale non dovesse andare in porto servirà un «cavaliere bianco». Indiziata principale la Banca Popolare di Sondrio che, anche per questo, ieri ha perso il 4,2%. Piazza Affari non gradisce. Carige è finita sotto i riflettori dopo la notizia che non partirà (almeno per il momento) l' aumento di capitale di 560 milioni perché il consorzio bancario (Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays) si è rifiutato di dare la garanzia. La sottoscrizione era prevista per lunedì al prezzo di un centesimo per azione. Non se ne farà niente. A Genova è stato immediatamente convocato il consiglio d' amministrazione. La riunione si è conclusa nel pomeriggio ma la sessione resta aperta. «Date le condizioni di mercato, non escludiamo che la banca sia posta sotto risoluzione», scrivono gli esperti di Banca Akros. Ovviamente le difficoltà dell' istituto genovese hanno coinvolto l' intero settore: Banco-Bpm ha perso il 2,8% Mps il 4,3% Ubi il 2,56%. A motivare lo stop del consorzio è l' assenza di un impegno definito da parte dei grandi azionisti. «Senza un atto formale l' operazione non potrà essere presentata al mercato», spiegano gli esponenti del consorzio. Va pur detto che nelle scorse settimane i maggiori soci (Malacalza, Gabriele Volpi e la famiglia Spinelli) avevano ventilato un' adesione pro quota e perfino un impegno sull' eventuale inoptato. Nulla però di concreto. Vittorio Malacalza però non ci sta. Emette una nota per per ricordare di aver chiesto il 26 ottobre alle autorità di vigilanza l' autorizzazione a salire «fino al 28% del capitale». C' è anche una precisazione: la disponibilità non si tradurrà «in una impropria supplenza della funzione del consorzio di garanzia». Difficile prevedere il comportamento degli azionisti minori mentre i rumor su Unipol, circolati nelle scorse settimane, sono stati raffreddati dall' amministratore delegato del gruppo assicurativo, che in Carige è esposto per una cinquantina di milioni derivanti da un vecchio bond subordinato. Carlo Cimbri fa sapere che resterà alla finestra. Non andrà oltre l' investimento che ha già effettuato: «Questa è la nostra posizione, nulla di più». Per il resto lui e la sua società si limitano a tifare «con grande energia e simpatia» affinché l' aumento di capitale vada in porto. La palla torna quindi ai grandi azionisti e al consorzio di garanzia. Le trattative procedono, ma è difficile prevederne l' esito. Per superare lo stallo si parla di un patto di sindacato che metta insieme almeno il 40% del capitale. A queste condizioni il consorzio potrebbe intervenire. Si tratta ovviamente di ipotesi. In caso di default, dicono gli analisti di Banca Akros «verrebbero separati gli asset positivi da quelli deteriorati, con la bridge bank ricapitalizzata dallo Stato. Le sofferenze verrebbero, invece, trasferite a un investitore specializzato». Lo stesso copione di Mps che però non piace a nessuno. Sarebbe l' ottava banca che salta da dicembre 2015. di Nino Sunseri

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